Ha ucciso sua mamma a sangue freddo fuori la scuola sua scuola elementare, ma aveva premeditato tutto. Nella lettera di addio, il killer di Terzigno lascia un messaggio alla figlia “Un giorno capirai”
Pasquale Vitello, il killer di Terzigno, ha raggiunto la scuola elementare della figlia Boccia al Mauro con la ferma intenzione di uccidere la sua compagna. Ha sparato alla moglie Imma un colpo alla testa con una pistola che ancora non è chiaro come abbia fatto a procurarsi. Si tratta di una pistola calibro 22. In pochissimi minuti, una 20ina circa, è avvenuta la tragedia. L’uomo aveva elaborato il suo piano durante la notte di domenica. Il padre Ciro, dipendente di un’agenzia locale della Bnl, racconta:
“Ha cenato con noi, domenica sera. Era tranquillo, appariva sereno.”
Un piano che l’ha portato lunedì mattina a presentarsi armato e con intenzioni omicide davanti alla sua compagna Immacolata. La donna non era sola, con lei c’era la convivente del padre. Aveva appena accompagnato la figlia di nove anni a scuola. Stava per salire a bordo del Suv nero e tornare a casa quando Pasquale l’ha raggiunta. Poche parole tra i due, poi lo sparo. Pasquale è scappato a bordo del suo scooter grigio, verso il destino che sapeva attenderlo: la morte. Si è diretto in Via Vicinale Mauro vecchio, una stradina laterale a corso Marconi. Una via costellata da rifiuti e spazzatura di ogni tipo. Un luogo quello che Pasquale conosceva benissimo.
Pasquale ha raggiunto il casotto-deposito per attrezzi. Ed è qui che si è tolto la vita sparandosi. I carabinieri della compagnia di Torre Annunziata sono stati sulle sue tracce tutta la notte seguendo il segnale del suo cellulare. Prima squillava a vuoto, poi si è spento, perché scarico probabilmente. I dati catturati dalle celle, hanno permesso di individuare il luogo in cui Pasquale ha deciso di uccidersi. Il corpo dell’uomo è stato ritrovato ieri verso le 8 di mattina. Il medico legale ha accertato che Pasquale è morto da 24 ore. La sorella di Pasquale, Annalisa l’ha difeso:
“Mio fratello era una persona perbene, non era un violento”.
Pasquale ha lasciato 20 lettere. La Procura di Nola le ha sottoposte al vaglio. Si tratta di lettere scritte a penna su fogli A4. Lettere rivolte alla figlia, ad un amico, a se stesso. Da quelle parole si capisce chiaramente la frustrazione di Pasquale nei confronti della moglie Imma che pare avesse una relazione, sentito dai carabinieri come teste. Alla figlia lascia parole piene di dolore:
“La separazione fa stare male, non va più bene. Un giorno capirai quello che succede, quando ti farai grande”.
Si legge di una realtà che lo affiggeva giorno dopo giorno: la situazione è precipitata negli ultimi 15 giorni quando Imma era andata via da casa con la figlia, dopo una forte lite con la suocera. Pasquale scrive:
“Vivo una profonda ingiustizia e questo mi fa stare male perché voglio molto bene a tua madre. Purtroppo, siamo arrivati a questo punto senza sapere neanche come, la separazione è una cosa che mi fa soffrire, che non si può accettare. Ho subito un torto, l’unica cosa è farsi giustizia da soli.”