Massimo Bossetti, già condannato all’ergastolo, è innocente? La verità ce la dice la criminologa Roberta Bruzzone.
La criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone, commenta sul settimanale Giallo la sentenza della Cassazione su Massimo Bossetti, condannato all’ergastololo lo scorso 12 ottobre per l’omicidio di Yara Gambirasio, scomparsa nel 2010.
Lo scorso 12 Ottobre Massimo Bossetti è stato condannato all’ergastolo con l’accusa di omicidio ai danni di Yara Gambirasio, la ginnasta scomparsa nel 2010. Nell’articolo pubblicato sul settimanale Giallo, Roberta Bruzzone esordisce affermando che all’interno delle 155 pagine delle motivazioni della condanna sono state demolite tutte le doglianze difensive a partire dalla mancata perizia genetica.
La criminologa prosegue affermando che i giudici possono richiedere tale perizia, quando c’è “evidenza dell’utilizzo di una metodica errata o superata ed esiste un metodo più recente e affidabile”. Nulla di tutto ciò, spiega la Bruzzone, emerge dagli atti.
Roberta Bruzzone e l’ipotesi del “complotto”
La criminologa Roberta Bruzzone, facendo sempre riferimento alle motivazioni della sentenza, commenta un’altra ipotesi portata avanti dagli avvocati difensori di Bossetti, l’ipotesi del complotto. Queste le dichiarazioni della Bruzzone in merito:
“Visto che la difesa ha utilizzato l’argomento anche in sede extra processuale – cosi come si legge nella sentenza – è bene chiarire che la genericissima ipotesi della creazione in laboratorio del Dna dell’imputato, oltre ad appartenere alla schiera delle idee fantasiose prive di qualsiasi supporto scientifico e aggancio con la realtà, è manifestamente illogica“.
La Bruzzone continua, sempre riferendosi all’ipotesi di complotto portata avanti dalla difesa di Bossetti, dichiarando:
“Se si volesse seguire la tesi complottista legata anche alla necessità di dare in pasto all’opinione pubblica un responsabile è evidente che – ammessa solo per ipotesi la reale possibilità di creare in laboratorio un Dna – si sarebbe creato un profilo che immediatamente poteva identificare l’autore del reato senza attendere, come invece è accaduto, ben tre anni. Così come è fantasiosa l’ipotesi di una contaminazione volontaria da parte di terzi prima del ritrovamento del corpo della vittima“.
Quindi anche per la criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone non c’è alcun dubbio, è Massimo Bossetti l’assassino di Yara, dichiarando così il caso chiuso, rispondendo a tutti coloro i quali affermano l’innocenza di quest’ultimo.
La Sentenza della Cassazione: il Dna sugli indumenti di Yara è quello di Massimo Bossetti
Infine, così come dichiarato nel corso dell’ultima sentenza, la Cassazione ha rilevato la piena coincidenza tra il profilo genetico catalogato come “Ignoto 1“, rinvenuto sugli slip di Yara Gambirasio e quelle di Massimo Bossetti. Dinanzi all’evidenza scientifica che rappresenta il risultato di numerose e varie analisi biologiche, effettuate da diversi laboratori, ha valore di prova piena.
A tal proposito Roberta Bruzzone afferma che:
La probabilità di individuare un altro soggetto con lo stesso profilo genotipico equivale a un soggetto ogni 3.700 miliardi di miliardi di miliardi di individui.
Nelle 155 pagine i giudici della Suprema Corte rispondono al ricordo degli avvocati difensivi di Massimo Bossetti, i quali contestarono la prova del Dna, la catena di custodia e i kit utilizzati per le analisi.
I giudici affermarono nella sentenza che il profilo genetico è stato confermato da ben 24 marcatori, “evidenziando a maggiore tutela dell’imputato, che la certezza dell’identificazione è particolarmente solida”, in quanto le linee guida scientifiche individuano un soggetto “con l’identità di soli 15 marcatori”.