Ad essere ucciso è Giuseppe Matarazzo, pastore beneventano 45enne. Un passato turbolento, è stato freddato con due colpi di pistola che gli hanno centrato il cuore, lo scorso 19 luglio.
Giuseppe Matarazzo aveva scontato quasi 12 anni di carcere per una condanna di violenza sessuale e istigazione al suicidio nei confronti di Michela Iorillo, 16 anni e sua sorella minore.
Le violenze a danno di Michela andavano avanti da due anni, da quando la ragazzina era da poco diventata 14enne. Il giorno dell’Epifania del 2008, Michela, uscita di casa con la scusa di dover dare da mangiare alle galline, non ne fece mai più ritorno.
Dopo diverse ore, il papà, non vedendola rientrare, uscì a cercarla nei campi. Michela fu ritrovata appesa ad un albero, pendolante con un filo di nylon intorno al collo. Inutili i tentativi di rianimazione.
Il giorno successivo al suicidio fu aperta un’inchiesta che portò alla condanna di Giuseppe Matarazzo, sul quale gravavano indizi inconfutabili ricavati dalla lettura di alcuni diari della ragazzina. Successivamente anche la sorella minore di Michela rivelò di aver subito violenze sessuali da Giuseppe Matarazzo e la sua testimonianza fu determinante per la condanna penale subita dal pastore.
Al momento della morte Giuseppe Matarazzo stava scontando la condanna a 11 anni e mezzo. Dopo 7 anni era uscito per un permesso premio ed era tornato nella sua abitazione di Frasso Telesino nel Beneventano. L’uomo è stato freddato da 5 colpi di pistola che non gli hanno lasciato scampo. I due assassini, Giuseppe Massaro di 55 anni e Generoso Nasta di anni 30, la sera del 19 Luglio, a bordo di una Croma, hanno avvicinato Giuseppe Matarazzo con la scusa di chiedere alcune informazioni e gli hanno sparato al cuore.
Un omicidio compiuto su commissione stando alle dichiarazioni del procuratore di Benevento, Aldo Policastro e Giovanni Conzo. Ipotesi accreditata anche da alcuni versamenti (consistenti in alcune migliaia di euro) effettuati sui conti bancari dei due omicidi. Con l’accusa di essere il mandante del delitto è stato iscritto nel registro degli indagati proprio Lucio Iorillo, 59 anni, padre delle due ragazzine vittime degli abusi. Anche se la vendetta personale è pur sempre un crimine, certi traumi aspettano solo il momento giusto per pareggiare i conti.