“Le indagini ripartano da zero, lo chiederò al ministro Bonafede». Ecco la prima mossa che farà Marina Conte, la mamma del giovane Marco Vannini.
La mamma del ragazzo morto a 20 anni per mano del suocero Antonio Ciontoli, entro questo mese andrà ad incontrare il Ministro del Governo Conte.
«Il ministro della Giustizia mi ha chiamato invitandomi in Parlamento, colloquio che avverrà entro due settimane. Non vedo l’ora di dirgli di persona cosa penso delle attività investigative svolte sulla morte di mio figlio e cosa penso del processo in generale: uno scandalo»,
ha fatto sapere la mamma di Marco. Sono davvero parecchi gli aspetti legati alle indagini su quella sera terribile di metà primavera. Sono molte le cose che non tornano ai familiari del giovane che sognava una vita nell’aeronautica, ucciso freddamente con uno sparo nella villa dei suoceri a Ladispoli.
“Mio figlio non avrebbe mai permesso che Ciontoli entrasse in bagno mentre era in doccia. L’unica stanza ordinata e ripulita in modo maniacale era quella di Martina, di solito disordinata. Una coincidenza o la sua camera è stata rimessa a posto?»,
prosegue Marina Conte. Perchè il primo dei dubbi è proprio il luogo dello sparo.
E poi le intercettazioni a tutta la famiglia nella caserma dei carabinieri:
«Ho visto quando papà gli ha puntato la pistola e gli ha detto: ti sparo. Non riesco a comprendere come si possa credere al fatto che Martina fosse in un altro luogo della casa, lei era a conoscenza della verità. Marco soffriva con un proiettile nel corpo che già gli aveva trapassato polmone e cuore e le sue urla si sentono benissimo nelle registrazioni telefoniche del 118»,
ribadisce la madre di Marco.
E come mai non è stata sequestrata la villetta ed il cellulare di servizio di Antonio Ciontoli. E sopratutto, tra i tanti dubbi di questa intricata vicenda, perchè c’è stata la scelta di non utilizzare il luminol per scoprire le tracce ematiche ed eventualmente confrontare gli esiti con le deposizioni della famiglia ladispolana davanti ai giudici:
«Una vergogna tutto questo, anche il fatto che non si sia mai cercata la maglietta che indossava Marco quella sera, una canottiera rossa. È stata bruciata? È stata nascosta?»,
dice Valerio Vannini, padre della vittima.
Luciano Garofano, ex comandante dei Ris di Parma e consulente dei Vannini, ha proposto alla Corte D’Assise di Roma la riproduzione dello sparo che è stata sempre rifiutata:
«Oltre ad Antonio Ciontoli, gli altri familiari presenti in casa non potevano non riconoscere il rumore prodotto da un colpo di pistola in un ambiente chiuso. Un suono equivalente all’azionamento di un martello pneumatico da 130 decibel».
Insomma sono tante le cose che non vanno in questa storia ed è giusto che mamma Marina vada avanti.