Alessio Feniello, padre di Stefano vittima della Tragedia di Rigopiano, a “La Vita in Diretta” parla del processo a suo carico. L’uomo sostiene di non aver infranto i sigilli e di averne le prove. Ecco che cosa ha raccontato in diretta.
Come è noto, Alessio Feniello, padre di Stefano Feniello, una delle 29 vittime della Tragedia dell’Hotel Rigopiano Farindola dello scorso Gennaio 2017, è stato multato per 4’550 euro per aver “violato i sigilli” del luogo in cui è accaduto il terribile disastro nell’ intento di portare un fiore in memoria del suo giovane figlio, morto all’età di 28 anni. L’uomo inoltre è stato posto sotto processo, dal Tribunale di Pescara, che è stato fissato per il prossimo 26 settembre.
Questo Pomeriggio, Alessio Feniello, insieme a sua moglie, Maria, madre di Stefano, raccontano nello studio de “La vita in Diretta”, dettagli importanti riguardanti quel giorno in cui la coppia, nel portare un fiore al loro figlio Stefano, avrebbero violato i sigilli, tanto da finire sotto processo.
Alessio Feniello, la verità choc: “Non ho violato i sigilli, ho registrato un video quel giorno…”
A “La Vita in Diretta”, Alessio Feniello e sua moglie, gridano Giustizia, nn solo per la morte del loro amato figlio, Stefano di soli 28 anni che ha perso la vita del drammatico Disatro dell Hotel Rigopiano, ma anche a causa della multa e del processo, imposto ingiustamente a loro Carico.
Il Signor Feniello e sua moglie, oggi nello studio dinanzi al pubblico in studio e hai telespettatori, hanno avuto modo di raccontare la loro verità, in merito a quel giorno, in cui avrebbe insieme a sua moglie, violato i sigilli del luogo della tragedia. Ecco che cosa ha dichiarato:
“Lo Dimostreremo al magistrato. Ho un video, ho registrato un video quel giorno. Io sono entrato accompagnato dai carabinieri insieme a mia moglie. Si vede mia moglie quando poggia i fiori per terra e i carabinieri sono a fianco a noi. ci scortano. Violare i sigilli è un’altra cosa!”
Poi continua:
“E’ vero che i carabinieri mi hanno detto ‘Signora non può entrare’. e’ vero non voglio dire una bugia,però io ho fatto finta di niente”.
A questo punto interviene Tiberio Timperi, che si dice in “imbarazzo”, che cerca di comprendere il Signor Feniello, ponendo una sua riflessione su quelle che sono le “ragioni del cuore” che non sempre coincidono con “le ragioni della giustizia”.
La madre di Stefano: “Se mi volete fermare, Sparatemi!”
Per la prima volta intervistata, Maria, la madre di Stefano Feniello, vittima del disastro di Rigopiano, la quale insieme a suo marito chiedono risposte e giustizia, per ciò che hanno subito, dal dolore della perdita del loro Stefano, 28 anni, e di un processo ‘ingiusto’:
“Era un fiore, un girasole giallo. ed ero io che lo portavo in mano. Lui dice che i carabinieri avevano detto ‘tu qua non puoi entrare’. […] Siccome io ero con i fiori in mano quando ho oltrepassato il cancello aperto, mi si sono posti davanti e mi hanno detto ‘signora qui non può entrare’ e io gli ho risposto, ‘vedo che avete la pistola, quindi se mi volete fermare sparatemi'”
A questo punto, la Signora Maria, racconta che, i “carabinieri capendo le loro intenzioni” hanno deciso di scortarli a depositare i fiori, per poi uscire. Non vi è stata, continua, la madre di Stefano, alcuna discussione con i Carabinieri, anzi a sua detta le forze dell’ordine presenti in quel momento, avrebbero capito la situazione. Ma ,Maria, continua a tormentarsi con la stessa domanda da quel giorno di maggio:
“Perchè a lui l’hanno condannato e a me no? Chi portava i fiori, ero io”
Francesca Fialdini, sottolinea poi, che ovviamente portare i fiori sul luogo in cui è morto il proprio caro non è reato, tuttavia il problema si pone quando quel luogo è posto sotto sequestro per le indagini.
La Signora Maria, conclude riferendosi al giudice che ha imposto il processo a carico del marito Alessio Feniello:
“Non c’è sentenza che possa tenere una mamma lontana dal posto dove hanno ucciso il figlio. ogni volta’ che sentiro’ il bisogno di andare lassu’. ci andro'”