Le multiple versioni dell’autista del bus di Milano fanno pensare alla follia, poco prima del suo processo. Cosa ha confessato?
Indimenticabile la tragedia sfiorata per mano dell’autista del bus di Milano dato alle fiamme, dopo aver preso in ostaggio 51 bambini. Ma quali sono le sue versioni?
Le versioni dell’autista
Non c’è pace per quei 51 bambini coraggiosi che sono stati salvati dai Carabinieri, grazie alle loro telefonate e a chi si è offerto volontario come ostaggio – in questo nostro articolo vi parliamo di lui. Ma le tante versioni di Ouesseynou Sy fanno pensare alla follia più pura, tanto che i legal hanno chiesto una perizia psichiatrica onde evitare che questa parte non venga presa in considerazione.
In una primissima versione ha spiegato di voler dare un segnale all’Africa, al fine che non ci siano più morti in mare e i bambini non debbano subire quanto fin’ora accaduto. Una deposizione che non convince gli inquirenti, stando al fatto che l’uomo avrebbe premeditato tutto – ammanettando i ragazzi e dando loro quasi fuoco per ucciderli nel più terribile dei modi:
“volevo usare i bambini come scudo”
L’ira prima del gesto
Le tante versioni dell’autista si differenziano di giorno in giorno, ma sono le testimonianze dei ragazzi che fanno capire la sua premeditazione e quel qualcosa scattato nella sua mente.
Oltre ad aver portato le taniche di benzina all’interno del bus coprendole completamente, aveva anche tolto i martelletti per rompere i vetri in caso di incendio al fine che nessuna persona potesse salvarsi, serrando le porte con delle catene dall’interno.
Il giorno prima della messa in atto del suo piano, quando i ragazzi lo hanno salutato lui ha risposto in malo modo:
“andate a fa******o”
Cercando di dirottare il bus più volte durante la settimana, fallendo grazie all’intuizione degli insegnanti.