Emergono novità sul killer di Stefano Leo che indignano i familiari e uccidono più volte il ragazzo. Perché era libero?
Un ritardo giudiziario ha condotto Stefano Leo nelle mani del suo killer, che lo ha ucciso senza alcuna pietà nonostante non lo conoscesse. Ecco i dettagli.
Lo scambio di persona
Stefano quel giorno si recava a lavoro passando dall’elegante Lungo Po Macchiavelli, con un’aria tranquilla. Il suo killer arriva e gli taglia la gola, per poi correre via e sparire nel nulla: non è servito a nulla il suo tentativo di chiedere aiuto, purtroppo era troppo tardi.
Said Mechaquat si è costituito spontaneamente e ha confessato il suo terribile gesto nei confronti di quel ragazzo, fornendo versioni contrastanti tra loro. Dapprima ucciso perché felice e subito dopo per togliergli tutto ancora prima che lo ottenesse.
Nonostante questo, come abbiamo dettagliato in questo nostro articolo, sembra che Said abbia visto in Stefano la copia esatta del nuovo compagno della moglie – quell’uomo che vive con lei oramai da alcuni anni e che il figlio chiama “papà”.
Più di una volta ha minacciato di “sgozzare” il suo rivale in amore ma senza mai mettere in atto la sua idea agghiacciante, sino a quando non ha incontrato l’ignaro Stefano.
Il killer non era in carcere
Un altro dettaglio che si aggiunge a questa triste faccenda è anche il fatto che Said non sarebbe dovuto essere libero. La sua non carcerazione è dovuta ad un ritardo tra tribunali, forze dell’ordine e procure per una condanna di un anno e sei mesi.
Una sentenza definitiva con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e – come si evince da Ansa – mai attuata a causa di un intoppo e un ritardo sulle procedure e trasmissione di documentazioni alla Corte d’Appello.