Copyright, confermata la riforma dell’Unione Europea: Italia contraria

La riforma sul Copyright è stata confermata a Bruxelles, nonostante il voto contrario dell’Italia e altri Paesi dell’Europa. Cosa succede adesso?

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C’è stato grande caos dietro la decisione delle variazioni sulla legge del Copyright, ma poche ore fa è arrivata la conferma della riforma. Italia contraria su tutti i fronti ma nonostante tutto la sorte è una sola.

La conferma sulla riforma del Copyright

Via libera della riforma, come si evince anche su Ansa, come da volere dell’Unione Europea. L’Italia ha votato per il no, insieme ad altri Paesi come la Svezia – la Finlandia  – la Polonia – l’Olanda e il Lussemburgo.

Gli astenuti sono stati il Belgio, l’Estonia e la Slovenia che hanno preferito non procedere in alcun senso. La Germania alla fine di tutto ha chiesto di mettere a verbale un protocollo personale: l’invito è quello di non procedere con filtri a censura e upload.

Valer Daniel Breaz – ministro rumeno per Cultura e Presidente di turno dell’Unione Europea si è dichiarato molto soddisfatto in merito, soprattutto per l’aver ottenuto un testo bilanciato che crea numerose opportunità in ambito di professione globale che si poggia sul web:

“Un mercato unico digitale robusto e funzionante”

Le novità sulla riforma

In questo articolo avevamo evidenziato i vari punti della proposta di riforma, ma tra le novità che si possono riscontrare ora che c’è l’ok definitivo c’è la possibilità – che non va intesa come obbligo – per gli editori di farsi pagare per l’utilizzo dei contenuti dalle piattaforme.

Queste entrate dovranno essere suddivise con tutti i giornalisti presenti sul portale, con diritto di “colmare il divario tra i ricavi e la remunerazione dell’offerta”.

Un’altra cosa importante: chi caricherà un video online protetto da Copyright e non autorizzato, non incorrerà in alcuna sanzione in quanto responsabili le piattaforme come Facebook e YouTube.

Juncker – Presidente Commissione Ue – ha dichiarato che questo accordo è utile proprio per pareggiare le regole all’era digitale moderna.

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