Polverone sul caso Siri e sull’intercettazione che sembra non esistere. Ma qual è la verità?
Ci sarebbe una intercettazione che farebbe da cornice al caso Siri, anche se alcuni credono non esista. Cosa sta succedendo?
L’intercettazione che inchioda Armando Siri
Secondo il quotidiano La Verità la famosa intercettazione del sottosegretario:
“ci è costato 30 mila euro”
non esisterebbe e sarebbe proprio quella ad inchiodarlo sull’inchiesta in merito alla corruzione sul discorso eolico.
La frase, secondo alcuni quotidiani, sarebbe un riferimento al compenso per il sottosegretario, al fine di andare incontro e accontentare Paolo Arata – figlio di Francesco – sempre nel settore eolico.
Il giornale il cui direttore è Maurizio Belpietro, si è prodigato nel cercare una fonte all’interno della Procura di Roma che è rimasto a dir poco scioccato quando ha appreso di questa presunta intercettazione.
L’audio non esiste e tale dichiarazione viene fatta proprio a La Verità, dove uno degli inquirenti sostiene che le intercettazioni sarebbero false e diffamatorie:
“temo ci siano spinte e contro spinte”
La prima notizia in merito all’intercettazione è stata rilasciata da Il Corriere della Sera, dove si è evidenziato lo scambio di soldi tra Arata e il sottosegretario Siri. Ma non solo parole, perché ci sarebbe anche stata la pubblicazione delle immagini in merito agli atti con provvedimento scritto dal PM Mario Palazzi.
In tale atto emerge che il sottosegretario avrebbe proposto incentivi per il minieolico con una promessa di 30.000 Euro da parte di Paolo Franco Arata – amministratore di varie aziende sul campo. Tali provvedimenti avrebbero quindi portato ad un beneficio di carattere economico.