La figlia è nata con una malattia congenita, diagnosticata all’ottavo mese di gravidanza. La dichiarazione della madre ha diviso l’opinione pubblica
Le parole di una mamma 31enne, Dina Zirlott, hanno diviso l’opinione pubblica americana. Ai microfoni di HuffPost Us ha rivelato che avrebbe preferito un aborto tardivo alla nascita della figlia malata.
La drammatica storia di Zoe
Il dramma di Zoe Lily è iniziato prima della sua nascita. Sua madre, Dina Zirlott, vive in Alabama, oggi ha 31 anni e tre figlie. Ha raccontato la sua storia, sollevando un’ondata di critiche.
La donna ha confessato che avrebbe preferito un aborto tardivo piuttosto che mettere al mondo la bambina, affetta da una malformazione congenita scoperta all’ottavo mese di gravidanza.
All’età di 17 anni ha subito una violenza sessuale ed è rimasta incinta. L’ultima ecografia prima del parto ha svelato una drammatica verità: la bambina era affetta da una malattia gravissima, che comporta il mancato sviluppo degli emisferi cerebrali.
La visita ginecologica aveva dato alla futura mamma un responso irreversibile. Sua figlia sarebbe nata sorda, cieca e priva di capacità cognitive. Le speranze di sopravvivenza erano bassissime.
La rivelazione della mamma
“Vorrei aver avuto un aborto tardivo“, ha detto la madre ai microfoni di HuffPost Us, spiegando il suo calvario che l’ha vista sopravvivere alla figlia. Zoe, infatti, è morta un anno dopo la nascita proprio a causa della malformazione.
Nata nel 2005, ha vissuto circondata dall’amore della famiglia ma intrappolata in una “non vita“, come continua a ripetere la mamma. La donna avrebbe voluto evitarle tutto quel dolore, ma abortire all’ottavo mese non era un’opzione possibile.
Negli Stati Uniti, le sue parole hanno diviso l’opinione pubblica. C’è chi sostiene sia atroce e ingiusto pensare di non far nascere un bambino perché gravemente malato. C’è chi, invece, pensa che quella di Dina Zirlott sia soltanto la verità di una donna che, potendo scegliere, avrebbe voluto compiere un ‘gesto d’amore’: non far vivere un figlio nella sofferenza.