Un caso quello di Emanuele Scieri che da suicidio è passato ad omicidio e ora punta ai vertici alti militari. Ecco tutti i dettagli
Il caso di Emanuele Scieri non è più visto come un suicidio ma omicidio, grazie alla caparbietà dei suoi familiari che non hanno mai creduto in un suo gesto estremo.
La morte del parà Scieri
Il parà era nato a Siracusa e si era laureato in Giurisprudenza a 26 anni, richiamato alle armi nel 1999 nonostante stesse praticando la sua attività presso uno studio legale.
Al termine del Car svolto a Firenze, viene mandato alla Caserma Gamerra in data 13 agosto: esce e si diverte insieme ai coetanei, passeggiando a Pisa e rientrando alle ore 22.15.
L’assenza al contro appello delle 23.45 fa scattare l’allarme ma anche se tutti i colleghi confermarono il suo rientro in Caserma, il ragazzo viene creduto ancora fuori e non rientrato: cosa grave, visto a quell’ora poteva già essere deceduto o in cerca di aiuto.
Per tre giorni il suo corpo resta sotto la torre di una parte dell’edificio frequentata solo dai militari “anziani” ritrovato poi il 16 agosto. Il caso fu subito archiviato come suicidio per poi svoltare con la richiesta di riesumazione del corpo e l’arresto del capo camerata Alessandro Panella.
Una intercettazione gela gli inquirenti:
“se mi incastrano, muoio in carcere…vado negli stati uniti e rinuncio alla cittadinanza”
Comandante della Folgore indagato per il caso
Ora la Procura di Pisa ha iscritto nel registro dell’indagati quello che era a suo tempo il comandante della Folgore Enrico Celentano – generale oggi di 76 anni – con l’accusa di ipotesi di reato e favoreggiamento con false informazioni al PM.
4 persone indagate e interrogatori a tappeto, per arrivare ad una verità che si cerca da oramai tanti anni.