Il nostro pianeta non ha mai attraversato un periodo così critico da 2000 anni a questa parte. A causa del cambiamento climatico sono a rischio estinzione numerosissime specie animali.
La terra ci dà ciò che meritiamo, le sue conseguenze sono lo specchio delle nostre azioni. Da 2000 anni a questa parte, un cambiamento climatico così repentino e che coinvolgesse una porzione di globo così ampia, non c’è mai stato. E, tutto questo, per colpa delle emissioni di gas serra che hanno letteralmente bombardato la nostra atmosfera.
I livelli di emissioni di gas serra sono altissimi e toccano picchi di 415 parti per milione di CO2. I climatologi concordano che tagliare le emissioni potrebbe non essere abbastanza per impedire alla temperatura di salire progressivamente.
Magari prima, se si fossero dimezzate le emissioni di “materiale dannoso” in tempo, le cose sarebbero davvero potute cambiare in meglio. Adesso no, è troppo tardi e la riduzione del gas serra non basta più per rimediare a questo costante precipitare della situazione.
Le condizioni estreme che si sono verificate in passato
Una delle domande più frequenti, ultimamente, è: ” Ma davvero queste condizioni estreme non si sono mai verificate in passato?”. La risposta è sì, in passato ci sono stati periodi di aumento di diminuzione radicale delle temperature, ma con due grandi e decisive differenze: il tempo e la diffusione. Mai, da 2000 anni a questa parte, si era verificato che le temperature subissero un’impennata così radicale, in così poco tempo e diffusa su scala globale ( 98% del pianeta ).
Per fare un esempio concreto dei periodi più preoccupanti attraversati in passato, possiamo citare il riscaldamento durante il periodo dell’Impero romano (III-V secolo dopo Cristo), il Periodo caldo medievale (X-XIII secolo) e la Piccola era glaciale, distribuita in termini temporali dal XIV al XVI secolo.
C’è però una differenza sostanziale tra il passato e il presente
Con la differenza che questi periodi rappresentavano null’altro che una sorta di “fluttuazione” o equilibrio con il quale la natura ristabiliva i suoi ritmi più miti. Questa volta pare proprio che lo zampino della natura non ci sia affatto nel surriscaldamento globale: la colpa è da attribuire solo all’uomo e alla sua volontà perversa di monopolizzare ogni luogo pervaso dalle bellezze della natura.
E’ probabile che i cambiamenti climatici minaccino anche le specie e la loro estinzione: tutto ciò potrebbe quindi influire sulla salute dell’ecosistema. È dunque di vitale importanza, svelano i ricercatori, carpire in che misura gli animali possono replicare alle mutevoli condizioni ambientali, per esempio trasformando i tempi di riproduzione, letargo e migrazione, e se questi cambiamenti consentano alle popolazioni di sopravvivere nel lungo periodo.
Per dare una degna risposta a queste domande i ricercatori hanno condotto degli studi relativi a 17 specie, soprattutto di uccelli.
Quali specie potrebbero scomparire più in fretta?
Caprioli, gazze ladre e passeri cantori hanno ( purtroppo ) maggiori probabilità di essere dimezzati dal cambiamento climatico che ormai è divenuto una vera e propria emergenza. Rientrano, infatti, tra le specie più a rischio in quanto non sono in grado di adattarsi velocemente all’aumento delle temperature, al punto che la loro persistenza a lungo termine è a rischio.
La ricerca condotta ha considerato 10.000 articoli scientifici ed è stata pubblicata sulla rivista Nature Communications da un gruppo internazionale di 64 ricercatori “capeggiati” da Viktoriia Radchuk, Alexandre Courtiol e Stephanie Kramer-Schadt, dell’Istituto tedesco Leibniz per la ricerca sugli zoo e la fauna selvatica.
«Restano da analizzare le specie rare o in via di estinzione e temiamo che le previsioni sulla persistenza di tali specie saranno ancora più pessimistiche»
Ha affermato Kramer-Schadt. Il prossimo obiettivo da perseguire sarà spandere l’analisi anche ad altre specie per cercare di prevedere quali di queste possano essere realmente a rischio. C’è bisogno, infatti, di specificare che se dovessero continuare a scomparire specie animali, anche l’equilibrio naturale ne uscirebbe danneggiato ulteriormente: immaginatevi, ad esempio, se dovessero scomparire le api, che sono essenziali per la vita umana.
E’ stimato, ad esempio, che se mai dovessero scomparire definitivamente le api, all’uomo rimarrebbero massimo 4 anni di vita. Le api, come le altre specie animali, insomma, sono essenziali per la natura e per l’essere umano.