Il governo indiano cancella l’autonomia del Kashmir: la decisione ha provocato il rischio di gravi tensioni e moti di violenza
L’India ha revocato lo status speciale del Kashmir al fine di integrare la maggioranza musulmana nel resto del Paese. La proposta avanzata dal governo è stata approvata dal parlamento indiano che ha così cancellato l’articolo 370 della Costituzione che permetteva allo stato di Jammu e Kashmir di poter legiferare autonomamente.
India, la decisione del governo sul Kashmir
La revoca dello status speciale del Kashmir è giunta dopo una serie di mosse da parte del governo indiano e che hanno portato, tra le altre cose, anche all’arresto di importanti politici locali e all’interruzione dei contatti tra lo stato indiano ed il resto del Paese.
Dopo la decisione è aumentato il rischio di nuove tensioni che potrebbero provocare proteste e violenze nella regione contesa tra India e Pakistan. Anche per tale ragione le autorità indiane hanno lanciato vaste operazioni di repressione sospendendo i servizi telefonici e internet e procedendo con la messa ai domiciliari dei leader locali.
Alla luce degli annunciati disordini, molti turisti hanno già lasciato la Regione. Diverse proteste si sono già registrate anche in Parlamento da parte delle opposizioni che hanno parlato di un “colpo di Stato”.
L’articolo 370 della Costituzione
La cancellazione dell’articolo 370 della Costituzione avrà conseguenze importanti sul futuro del Kashmir. Questo articolo infatti permetteva alla Regione di poter godere di una propria Costituzione e una propria bandiera. Permetteva inoltre di mantenere competenze su tutte le materie ad eccezione della politica estera, della difesa e delle comunicazioni. Coloro che provenivano dall’esterno inoltre non potevano comprare territori nel Kashmir.
Con la revoca, il Parlamento ha anche approvato una legge che divide lo stato del Jammu e Kashmir in due stati differenti: uno che continuerà ad avere lo stesso nome e un secondo, il Ladakh, sprovvisto di un parlamento.