Educare i figli è la cosa più difficile che esista, per questo molti genitori sbagliano. Ma allora come fare?
Educare i figli significa tirare fuori le sue competenze e la sua vera identità. Risulta essere molto simile al termine greco maieutica, ovvero l’arte del far nascere.
Gli errori dei genitori con i figli
Istruire un minore significa scegliere di accrescere le sue competenze nella capacità di costruire valori, operare scelte, creare coerenza tra la coscienza e le azioni.
Alla base c’è bisogno di ascolto e di una comunicazione efficace. Compito di un genitore non è solo quello di educare con cura ma anche di analizzare i bisogni specifici del suo bambino.
Impresa abbastanza ardua per una coppia genitoriale, basti pensare al contesto socio-culturale odierno, ai nuovi nativi digitali e alle numerose attenzioni, richieste e competenze che di continuo un bambino richiede.
Il bisogno dei figli è quello di crescere e di essere accompagnati all’autonomia dalle figure genitoriali, che sono eccessivamente attente e sensibili ai contenuti pedagogici dei più piccoli,e non di dipendere da esse.
Quando gridare non è educare
La scelta migliore che un genitore o educatore può fare è quella di non gridare, di imporre la disciplina con il cuore, l’empatia e la responsabilità.
Le urla non solo non sono istruttive ma soprattutto non sono salutari per il cervello del bambino, esse attivano due risposte emotive paura e rabbia, senza arrestare comportamenti errati, fuori controllo o capricci.
I bambini interpretano le urla come un’espressione di odio, quando i genitori si rivolgono a loro in questo modo, si sentono respinti, non amati e disprezzati.
Il messaggio espresso con un timbro di voce alto non viene codificato in maniera corretta e tutto ciò che si dice gridando è privo di qualsiasi utilità. Si percepiscono solo le emozioni negative come rabbia e paura.
Possiamo dire che gridare non solo non educa, ma rende sordo il cuore e chiude il pensiero.
Purtroppo c’è una buona fetta della popolazione che tutt’ora vede nel baccagliare un ottimo strumento e che corrisponda quasi a un bel ceffone. Questa metodologia è adattata soprattutto dagli adulti che hanno subito questo metodo e ora non sono in grado di utilizzare altri strumenti.
Risulta un’utopia invece non lo è, educare senza gridare non solo è possibile ma necessario.
Ci sono molte possibilità prima di perdere il controllo, diverse strategie che possono aiutare a costruire una comunicazione più riflessiva e favorire una istruzione sana.
Un vero toccasana risulta essere ascoltato ed è indispensabile per comprendere ed entrare in empatia mediante vicinanza e presenza nel complesso mondo dei ragazzi.
Mentre il bambino ha bisogno che gli insegniamo a gestire il suo complesso mondo emotivo, l’adolescente, ha bisogno che gli chiediamo cosa pensa, cosa sente, cosa gli succede.
L’assenza delle urla ha un impatto positivo sullo sviluppo della personalità del bambino, si tratta di un modo efficace per prendersi cura del suo mondo emotivo, soddisfare la sua autostima.
Il fanciullo entra in contatto con un tipo di comunicazione che non fa male e che risulta essere in connessione con le sue reali esigenze.
Cosa otteniamo con le urla?
Risulta necessario apprendere le chiavi per formare senza sbraitare che ci permetta di risolvere le situazioni con intelligenza, anche se a volte mancano le risorse e le strategie.
Quello che otteniamo con le urla è la risposta più triste di un bambino. Uno sguardo ricco di paura ma anche una rabbia repressa.
Le grida hanno un impatto sul cervello umano e sullo sviluppo neurologico del pargolo.
L’atto del garrire corrisponde a un campanello d’allarme in caso di pericolo, il sistema nervoso rilascia il cortisolo, l’ormone dello stress che ha come scopo quello di metterci in salvo e di fuggire dalla situazione di pericolo.
Il bambino che vive in un ambiente dove come strategia educativa viene fatto uso di urla soffrirà di precise alterazioni neurologiche che influenzeranno l’equilibrio emotivo, la capacità di attenzione e altri processi cognitivi.
L’impatto del latrare risulta essere devastante per la mente di un bambino. Il rilascio eccessivo e costante di cortisolo mantiene il bambino in uno stato permanente di stress e di allarme, in una situazione di angoscia.