A seguito della condanna a 10 anni di reclusione dei quattro marocchini colpevoli dei tragici fatti di Piazza San Carlo, arrivano le motivazioni della sentenza
A distanza di più di due anni dalla tragedia di Piazza San Carlo, arriva la sentenza del giudice che lascia tutti quanti sconcertati.
I fatti della tragica notte a Torino
Il 3 giugno 2017, in piazza San Carlo, oltre 30.000 persone stanno guardando la finale di Champions League disputata tra la Juventus e il Real Madrid, attraverso un maxi schermo montato per l’occasione.
Alle 22.12, dopo il terzo goal del Real Madrid, quattro giovani marocchini utilizzano lo spray urticante al peperoncino scatenando il panico tra i tifosi e causando la morte di due donne — Erika Pioletti, 38 anni, e Marisa Amato, di 65 — e il ferimento di altri 1.692 tifosi.
Le motivazioni della sentenza sui fatti di Piazza San Carlo
Il giudice Mariafrancesca Abenavoli ha sentenziato che i quattro marocchini, che il 3 giugno 2017 hanno spruzzato lo spray al peperoncino sulla folla creando scompiglio e movimento incontrollabili, hanno agito in maniera consapevole.
I criminali non hanno infatti mostrato alcuna sorpresa di fronte agli avvenimenti di quella sera. Non hanno dato segno del minimo pentimento, con la pubblicazione della propria immagine e mostrandosi orgogliosi della bravata.
In base alla sentenza del giudice, i quattro colpevoli avrebbero gettato lo spray urticante tra la folla per causare la caduta, il calpestamento e le ferite delle persone presenti quella sera. Inoltre, gli stessi avrebbero continuano, nei giorni successivi ai tragici fatti a
“delinquere con le medesime modalità in luoghi affollati“
Infine, l’eventuale presenza di altri gruppi di rapinatori, secondo il Tribunale, non avrebbe influito su quanto accaduto quella sera.
I quattro marocchini, Sohaib Bouimadaghen «Budino», Hamza Belghazi, Aymene Es Sabihi e Mohammed Machmachi sono stati condannati a dieci anni di reclusione per omicidio preterintenzionale, lesioni, rapina e furto.
Gli organizzatori dell’evento — la sindaca Chiara Appendino e altri 14 colletti bianchi — sono adesso a processo per omicidio e disastro colposi.