Arriva la psicologia del pettegolezzo in spiaggia, ma di cosa stiamo parlando?
Con l’eufemismo psicologia del pettegolezzo s’intende una serie di chiacchiere ritenute inopportune o indiscrete nei confronti di altre persone.
Il gossip tra amici fa bene alla salute
Il pettegolezzo è una chiacchiera malevola sul conto di qualcuno. Tutti i giorni capita di ascoltare qualche parolina di troppo anche su persone che non si conoscono e sulle cui vite private non si sa nulla.
Alcune ricerche scientifiche si sono soffermate su questo fenomeno a rapida diffusione e da sempre esistito.
Hanno scoperto che commentare i fatti degli altri in una certa misura potrebbe aiutare a gestire la propria vita.
Basti pensare al semplice gossip che da sempre fa faville. La gente non legge per cultura ma per curiosità, nei momenti di relax si preferisce la diceria ai fatti di cronaca o di altra natura per evadere dalle solite preoccupazioni.
La vita delle persone famose interessa perché fa pensare a un romanzo e si distacca totalmente dalla routine e dalla realtà quotidiana e suscita emozioni che vanno dall’invidia all’ammirazione, fino al gusto della gratuita maldicenza.
Mentre quando si sta in spiaggia, se non si a di meglio da fare, si allunga l’orecchio per ascoltare la voce del vicino.
Farsi gli affari degli altri è uno dei rituali più antichi al mondo, non è soltanto uno dei piaceri del dolce far niente, ma un’abitudine che tutti coltiviamo dodici mesi l’anno.
Abbattiamo i pregiudizi
Lo stereotipo più comune è che le donne hanno la lingua lunga e adorano le ciancia e un mito da sfatare soprattutto ai giorni d’oggi in quanto gli uomini non disdegnano affatto la calunnia.
Una ricerca scientifica condotta dall’Università di Riverside in California guidata dalla dottoressa Meghan Robbins, lo ha messo nero su bianco.
Siamo tutti un po’ chiacchieroni passiamo più tempo a commentare i fatti altrui o semplicemente dire qualcosa che non ci riguarda in prima persona.
Lo studio effettuato ha classificato come diffamazione qualsiasi dialogo in cui si parlasse di altre persone, non presenti.
Come spiega la psicologa Meghan Robbins:
“Non abbiamo voluto dare un giudizio morale su quel che viene detto, ma soltanto tenere conto della caratteristica principale del gossip, ovvero parlare di qualcuno che non c’è”.
E’ risultato che il gossip è democratico e piace di più a chi è estroverso.
Si tende a parlare, nel bene e nel male, soprattutto di chi conosciamo amici, parenti e colleghi.
L’effetto benefico della chiacchiera
Non è affatto un mistero che alle persone piace sapere dei colpi di fortuna o delle sfortune, che capitano agli altri.
Di fatto il gossip viene sempre di più praticato fra persone che non hanno particolari argomenti in comune di cui parlare, migliorando i rapporti e fungendo da lubrificatore sociale.
Tutto questo chiacchiericcio ha anche qualche risvolto positivo sulla salute a seconda dell’uso che se ne fa. Basti pensare che sarebbe sicuramente più utile e vantaggioso conoscere gli affari privati delle persone con cui si viene a contatto allo scopo di capire meglio se ci si può fidare o meno.
Una ricerca eseguita dall’Università di Berkeley ha suggerito addirittura che potrebbe essere funzionale a mantenere l’ordine sociale e a farci sentire meglio.
Già il fatto di sparlare di qualcuno che secondo noi si è comportato male riduce di gran lunga la frustrazione personale.
La vecchia storia non muore mai, che se diamo un giudizio negativo sull’operato di un’altra persona automaticamente ci sentiamo migliori e tutt’ora vera.
Infine, le dicerie rappresentano l’elisir di lunga vita in quanto possono essere usate come ansiolitici.
Infatti si scopre sempre che gli altri non sono poi così felici come si immaginava cosi cala l’invidia sociale e ci si accontenta con maggiore convinzione di ciò che si ha e di ciò che si è.