La Quota 100 delle pensioni verrà probabilmente depotenziata dal nuovo Governo a causa della sovrastima delle richieste e per coprire l’aumento dell’Iva
Secondo il Governo Giallorosso potrebbe rivelarsi utile il depotenziamento delle pensioni Quota 100 in vista della prossima legge di Bilancio.
La ristrutturazione di Quota 100
Tra le tematiche di discussione del Governo Giallorosso in formazione vi è in questi giorni l’eventualità di sottoporre Quota 100 a una ristrutturazione.
Il meccanismo di pensionamento, che prevede tra i requisiti i 62 anni di età e i 38 anni di contributi versati, potrebbe, quindi, subire un depotenziamento attuato ad opera di M5S e Pd.
Questa possibilità si sta facendo sempre più strada all’interno del ragionamento in vista della prossima legge di Bilancio.
L’obiettivo è quello di racimolare risorse utili, al fine di sminare gli aumenti dell’Iva incrementata dalla crisi di Governo e di finanziare il taglio del cuneo fiscale, cioè la diminuzione del totale delle imposte che gravano sul costo del lavoro.
In base ai risultati delle discussioni condotte in Governo, tale depotenziamento di Quota 100 sarebbe operativo in via sperimentale dal 2019 al 2021 e consentirebbe il recupero di 17 miliardi di euro.
Pensioni Quota 100, perché è meglio depotenziarle?
Uno dei motivi per cui sarebbe utile il depotenziamento delle Pensioni Quota 100, secondo il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle, è lo stanziamento di risorse sovrastimate rispetto alle richieste reali di pensionamento.
Tale sovrastima è pari al 30 per cento in più rispetto alle previsioni iniziali.
Altra ragione di depotenziamento sono le coperture. Il nuovo Governo ha necessità di trovare coperture per finanziare la prossima manovra.
La quota da scalare è pari a 27 miliardi di euro e sono necessari oltre 23,1 miliardi di euro soltanto per evitare l’aumento dell’Iva nel 2020, a cui andranno sommati altri 4,5 miliardi per coprire le spese e sostenere il costo di rifinanziamenti obbligati.