Continuano le proteste a Hong Kong, Carrie Lam e l’esecutivo considerano la legge marziale. Cosa sta per succedere?
Il Governo di Hong Kong sta pensando di dichiarare lo stato di emergenza e di far intervenire l’Esercito per sedare le proteste.
Le conseguenze per i manifestanti antigovernativi
Dopo il dodicesimo fine settimana di proteste in piazza contro il Governo, la polizia di Hong Kong ha dichiarato che ci saranno pene inflessibili per i manifestanti.
Tse Chun-chung, sovrintendente responsabile delle pubbliche relazioni della polizia, ha elencato tutti gli atti illegali che sono stati compiuti dai cittadini cinesi nel corso delle settimane di protesta.
Tra questi la creazione di barricate sulle strade principali, lo smantellamento delle ringhiere, il sequestro di turisti e visitatori innocenti, il lancio di bombe Molotov e bastoni di metallo.
Hong Kong, rischio dittatura e intervento dell’Esercito?
Il prolungarsi delle proteste governative sta obbligando i politici cinesi a ricorrere a rimedi validi, che potrebbero tuttavia rivelarsi estremi.
Carrie Lam, capo esecutivo di Hong Kong, sta ad esempio valutando di introdurre la Emergency regulations ordinance (Ero), una normativa d’urgenza che darebbe a lei e ai suoi collaboratori poteri illimitati.
Ero, paragonata alla legge marziale, è stata attaccata immediatamente dagli attivisti pro-democrazia.
Anche alcuni parlamentari del fronte pan-democratico si sono mostrati assolutamente contrari a Ero.
Una di questi è Claudia Mo, che ha dichiarato che, con l’introduzione di Ero, l’amministrazione Lam passerebbe da Governo autoritario a dittatura.
Ero è una normativa che risale al 1922, in pieno periodo coloniale.
Questa legge consente, al capo esecutivo e al suo Gabinetto, di ricevere un potere “normativo in occasione di emergenza o pericolo pubblico”, con la possibilità di dichiarare lo stato di emergenza e di emanare regolamenti e punizioni con potere illimitato.
Il Governo potrebbe addirittura chiedere l’intervento dell’Esercito per sedare le proteste. Secondo alcuni attivisti pro-democrazia, si potrebbe trattare di uno stratagemma dell’esecutivo per creare il contesto legale per un’eventuale azione delle truppe della Cina.
La Cina ha risposto di essere insoddisfatta per le accuse arbitrarie.