I migranti rimasti nella Mare Jonio lanciano l’appello per immediato sbarco, per la mancanza di acqua e il rischio di malattie. E ora cosa succede?
Dalla Mare Jonio arriva un urlo di disperazione per la mancanza di acqua e anche per il rischio di malattie. Vediamo insieme gli aggiornamenti sul caso.
Lo sbarco dei 22 bambini della Ong
22 sono i bambini fatti sbarcare, da chi non accompagnato e da chi con i genitori, dalla Ong che conteneva 99 persone a bordo salvate al largo della Libia – sopra un gommone che stava per naufragare.
Dopo questo i restanti migranti sono rimasti in balia del loro destino, in attesa di un porto sicuro dove approdare. La situazione a bordo viene descritta come molto compromettente considerando che non c’è più acqua e le condizioni mediche stanno arrivando al limite.
Si sono già presentati due casi di scabbia e la mancanza di acqua dolce fa peggiorare la situazione igienico sanitaria a bordo. La pompa del dissalatore è rotta già da 24 ore: hanno quindi optato per l’utilizzo dell’acqua in bottiglietta che però sta terminando.
La richiesta di aiuto della Ong
La Ong evidenzia di non essere in grado di lavare le stoviglie, i ponti, le aree comuni e la lavanderia. Gli indumenti dei migranti – comunicano – sono impregnati di benzina:
“abbiamo rifiuti di otto giorni di navigazione, incrementati dagli indumenti tolti dai naufraghi. riteniamo quindi che si possano diffondere delle malattie comunitarie”
Chiedendo quindi l’immediato sbarco al Porto più vicino – Lampedusa – oppure il trasferimento immediato dei 34 migranti rimasti a bordo.