Con il caso di Sara di Pietrantonio, i giudici prendono una decisione storica sul reato di stalking, reso indipendente da quello d’omicidio
Si tratta di una svolta importante per la giustizia italiana, che aumenta il valore degli atti persecutori dello stalking e le conseguenti pene per i condannati.
Il caso di Sara Di Pietrantonio
70 le pagine di motivazione scritte dal gup di Roma per la condanna all’ergastolo di Vincenzo Paduano. Il giudice ha messo in fila il meccanismo perverso che ha portato all’uccisione dell’ex fidanzata, Sara Di Pietrantonio, nella notte tra il 28 e il 29 maggio 2016.
La studentessa romana è stata strangolata e data alle fiamme sulla via Magliana a Roma; punita perché dopo la rottura con l’ex aveva continuato normalmente con la sua vita. Secondo il gup, Sara è stata uccisa per essersi ribellata al dominio dell’ex che voleva farle da padrone.
Prima dell’omicidio, la persecuzione. Paduano pretendeva che Sara continuasse a sentirlo, vederlo e a riferirgli che cosa facesse e con chi si vedesse. Il giudice ha condannato all’ergastolo, con rito abbreviato, il vigilantes per aver ucciso la 22enne.
La decisione storica dei giudici
Il caso di Sara Di Pretrantonio ha portato i giudici a prendere una decisione storica, che ha permesso alla famiglia della vittima di ottenere giustizia e che coinvolge tutte le vittime di persecuzione.
Per la prima volta in una sentenza, infatti, non è stato assorbito nel reato di omicidio. La Corte d’Assise di Roma ha stabilito l’autonomia dello stalking, non più integrato alla pena dell’omicidio, che di conseguenza aumenta gli anni di reclusione per i condannati.
Grazie a questo espediente tecnico, i giudici hanno cambiato il criterio per la determinazione della pena, che in tal modo passa da 30 anni di reclusione all’ergastolo, come avvenuto nel caso di Vincenzo Paduano.