I virus New Delhi, originario dell’India, sta diffondendo i contagi anche in Italia e in particolare in Toscana, dove i morti sono saliti a 36
Che cos’è il virus New Delhi, come si diffonde e quali sono i principali sintomi.
La situazione in Toscana
Salgono a 90 i casi e a 36 i morti, colpiti dal virus “New Delhi“, un virus indiano resistente agli antibiotici. Esteso dalla località di Piombino fino a Pontremoli, passando per la Versilia mentre le città più colpite sono Pisa e Livorno, questo pericoloso virus sta spaventando tutti.
Come spiegato sapientemente dalla Dottoressa Giulia Gemignani, della Direzione medica dell’ospedale Cisanello di Pisa, durante un’intervista condotta da Il Giornale, il New Delhi è caratterizzato da un un enzima che viene prodotto da alcuni batteri dell’intestino.
La pericolosità di questo enzima risiede nel suo meccanismo di antibiotico-resistenza che scatena una reazione virulenta, in grado di infettare l’organismo. Ma c’è di più, perché proprio questa sua antibiotico-resistenza lo rende difficile da curare.
I sintomi
Molte delle manifestazioni del virus New Delhi sono simili a quelle delle altre infezioni sistemiche. Tra i principali sintomi, si segnalano la febbre, l’infezione del tratto urinario, le eruzioni cutanee improvvise, i dolori al torace, la polmonite, i problemi neurologici, i disturbi gastrici e anche le artriti.
Il contagio del New Delhi avviene in primo luogo per contatto. Di conseguenza, è facile comprendere come la prima minaccia per la circolazione del virus sia una mancata osservazione delle norme igieniche.
Per l’ospedale di Pisa, però, la situazione sarebbe sotto controllo. Se il virus e le persone colpite sono costantemente monitorate, com’è possibile allora stia aumentando il numero dei casi e delle vittime? A questo risponde l’assessore al Diritto alla salute e al Sociale, Stefania Saccardi, a Il Corriere.
“Stiamo aumentando i controlli e i numeri probabilmente sono frutto di un aumento dell’attenzione e delle verifiche che stiamo facendo dentro i nostri sistemi ospedalieri”.