A Ras al-Ain, città di frontiera tra Siria e Turchia, scontri, guerriglie ed esplosioni si sono verificati in queste ore, nonostante l’accordo di stop
La Guerra in Siria non si ferma nonostante ci sia stato l’alt e l’accordo dei cinque giorni di cessate il fuoco. Amnesty International denuncia l’atto della Turchia.
Le accuse all’esercito turco
Tuona Amnesty International nei confronti degli atti da poco compiuti al confine con la Siria dai miliziani di Erdogan. L’Ong si riferisce, in particolare, alla brutale uccisione dell’attivista Hevrin Khalaf nonché della sua guardia del corpo:
“Omicidi sommari e vergognoso disprezzo per la vita dei civili”
Ad essersi macchiate di questo atto le milizie siriane formate in Turchia. Una accusa, quella di Amnesty che non è certo infondata ma si basa su ben 17 testimoni diretti anche autorevoli, come giornalisti e medici. A disposizione di Amnesty anche numerosi documenti video.
Erdogan rompe il patto e apre il fuoco
Erano stati stabiliti cinque giorni di stop agli scontri in Siria, invece nel nord est della Siria, precisamente nella zona di Ras al-Ain, il fuoco è stato aperto. L’accordo era stato raggiunto tra Mike Pence, vice presidente statunitense e Recep Tayyip Erdogan, presidente turco, che poi non lo ha rispettato. Per questo motivo, in queste ore, medici ed aiuti, stanno giungendo nell’area sottoposta.
Intanto – come si evince da Tgcom24 – sono due i civili morti nell’area meridionale di Aleppo a causa del Raid che ha colpito Uram Al Kubra, considerata una zona residenziale. Un’area completamente fuori dal controllo del governo e in cui hanno preso potere le milizie contro il regime.
Per Amnesty International è impossibile restare indifferente all’ennesimo capitolo della guerra in Siria:
“Le prove di cui disponiamo sono schiacchianti”
sostiene fermamente l’Ong poiché gli attacchi hanno coinvolto residenze civili, un panificio e persino una scuola. Le vittime sarebbero oltre 72.