Il popolo del Libano in rivolta per la tassa su Whatsapp e per il carovita. Il premier è stato costretto ad intervenire con un messaggio alla Nazione
Scoppia la rivolta in Libano per la tassa su Whatsapp. In centinaia sono scesi in piazza contro corruzione e carovita.
Economia al collasso
Un collasso lungo 5 anni quello che ha colpito il Libano, scatenando proteste in tutto il paese. Un debito pubblico tra i più alti del mondo ed un’economia che rasenta il fallimento. In molte zone del Paese la corrente elettrica è, quotidianamente, soggetta a continui black out. Molte discariche chiuse per saturazione hanno provocato un’invasione di rifiuti nelle strade. Poco meno della metà della popolazione, inoltre, vive sotto la soglia di povertà relativa.
Un debito pubblico pari al 130% del Pil ed un Paese che lotta contro l’intero assetto governativo.
Quali sono i motivi delle proteste?
A scatenare l’inferno per le strade di Beirut ed in tutto il Libano è stata una proposta di legge che prevedeva una tassa di 20 centesimi al giorno per le chiamate via internet effettuate con app di messaggistica istantanea come Whatsapp e Facetime. Una decisione immediatamente revocata, ma che ha dato il via alle proteste che sono andate avanti per tutta la notte.
La goccia che ha fatto traboccare un vaso già traballante e che ha provocato una rivolta trasversale. È di 2 morti e 60 feriti il primo, provvisorio bilancio della notte di guerriglia urbana. Le 2 persone decedute sono due uomini nazionalità siriana, rimasti soffocati durante un incendio appiccato in un negozio di Beirut.
A gran voce, il popolo libanese lancia lo slogan delle proteste arabe del 2010 e 2011:
“Vogliamo la caduta del regime”.
Il premier del Libano, Saad Hariri, è apparso in tv per annunciare una consultazione di 3 giorni con i ministri del governo di unità nazionale. Questa mattina scuole, banche ed uffici pubblici sono rimasti chiusi.