Negli ultimi 20 anni, ci sono state oltre un milione e mezzo di fratture di femore da osteoporosi negli over 65 anni per inquinamento atmosferico
Questo problema potrebbe essere legato all’inquinamento atmosferico ed i costi ammontano a 18 miliardi d’euro per coprire i ricoveri, gl’interventi e la riabilitazione. Secondo alcuni studi emergono prove che associano l’inquinamento alla decalcificazione ossea e inquinamento ambientale.
L’ultimo studio sull’osteoporosi
Secondo lo studio più recente pubblicato su Archives of Osteoporosis, che è stata condotta dall’epidemiologo Prisco Piscitelli e coordinata dal professor Umberto Tarantino dell’Università di Roma Torvergata. Possiamo leggere dati allarmanti, abbiamo 400.000 decessi post-frattura e 200.000 casi in cui si ha avuto l’invalidità permanente.
Ne nascono 2 miliardi di pensioni d’invalidità che annualmente vengono pagati dall’Inps. A questo vanno aggiunti altri fattori di rischio come il fumo, poca attività fisica.
L’inquinamento unito a questi fattori ambientali, ha portato ad un aumento di fratture.
I dati dello studio
Eravamo già a conoscenza che piombo, il mercurio, e il cadmio, potessero contribuire alla demineralizzazione ossea. Inoltre l’inquinamento atmosferico, soprattutto quello con diametro minore di 2,5 micron. Esso è stato associato ad un incremento del tasso di ricoveri per fratture femorali e di polso, in oltre 9 milioni d’americani e 6.000 norvegesi.
Una cattiva qualità dell’aria dove si misurano elevati livelli di PM2,5, PM10 e black carbon, viene associata alla riduzione della densità ossea, cosa studiata sia negli uomini che nelle done. Analizzando i grandi database sanitari, si è potuto dimostrare come dopo i 70 anni, le fratture del femore sono causa di ospedalizzazione ben più a lungo superiore all’infarto.
Il 68% delle fratture ossee si verifica dopo gli 80 anni,di cui il 40% delle donne e il 17% negli over 90 anni. Nei primi anni 2000, il problema delle fratture femorali, sta peggiorando soprattutto per gli anziani più in la con gli anni.