Omicidio Yara, “Mi pressavano a confessare”: il grido d’aiuto dal carcere di Massimo Bossetti

Un vero e proprio grido d’aiuto dal carcere per l’omicidio Yara di Massimo Bossetti, per evidenziare la sua innocenza. Che cosa è accaduto?

Omicidio Yara
Omicidio Yara

L’omicidio di Yara è ancora immerso in una bolla di mistero e Massimo Bossetti urla dal carcere, cercando di comunicare la sua innocenza. Ecco il suo ultimo gesto

La carcerazione di Massimo Bossetti

Il muratore di Mapello è accusato di omicidio ai danni della povera ragazza, trovata morta dopo mesi dalla sua scomparsa. Tutto l’iter del processo si è concluso con la pena di ergastolo da scontare presso il carcere dove ogni giorno cerca di urlare la sua innocenza.

Nei mesi scorsi Bossetti ha evidenziato, tramite il suo avvocato, di aver iniziato a scrivere un libro di memorie dove raccoglie tutti i dettagli di questi anni al fine che un giorno si possano riprendere in mano le documentazioni, rivalutando tutto il processo e la condanna.

In un primo tempo Bossetti si è rinchiuso in sé stesso per poi cambiare tattica e richiedere la revisione del processo, che è stata bocciata: per questo motivo ora utilizza ogni canale possibile al fine di comunicare e chiedere di essere ascoltato.

L’urlo d’aiuto di Bossetti al direttore Feltri

Massimo Bossetti ha deciso di scrivere a Libero direttamente al direttore Feltri, spiegando che avesse già in mente di farlo da molto tempo.

Il muratore di Mapello cerca di spiegare a Feltri di essere diventato un mostro, dopo che i media lo hanno dipinto come tale:

“sono un uomo normale, semplice…che pensava al lavoro e a non far mancare nulla alla propria famiglia”

Nella sua lettera cerca di mettere in luce il fatto di aver subito un grande torto, facendo riferimento a chi a suoi tempo

“ha calpestato ogni diritto alla difesa”

Mette in oltre evidenza sul fatto della sua convinzione in merito agli inquirenti, non certi della sua colpevolezza:

“mi pressavano a confessare in continuazione, proponendomi benefici”

Chiedendosi come fosse possibile confessare un delitto che non aveva mai commesso e continuando nel dire

“se erano sicuri di aver preso l’assassino, non li proponevano con insistenza benefici o filmati manipolati da distribuire ai media”

Massimo Bossetti chiede al direttore di aiutarlo e di dar voce alle sue parole, racchiuse in quella lettera.

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