Secondo uno studio, i sacchetti biodegradabili restano intatti dopo 3 anni. Sicuri che siano la reale soluzione alla plastica?
Questo studio lo possiamo leggere sulla rivista scientifica statunitense Environmental Science and Technology, dove si dimostra che dopo 3 anni in mare, alcuni tipi di sacchetti biodegradabili restano intatti. I sacchetti di plastica biodegradabili vennero introdotti oltre un anno fa, con non poche polemiche in tutta Europa.
Lo scopo era ridurre l’impatto ambientale dei sacchetti che possono restare intatti nell’ambiente per secoli. Purtroppo lo stesso accade per i sacchetti ecologici, restando intatti per oltre tre anni se lasciati in mare o sottoterra. Sono in grado di contenere la spesa, ma non si degradano a se esposti agli agenti atmosferici o liberati nell’ambiente.
I risultati dello studio
Lo studio è stato svolto dai ricercatori dell’unità internazionale di ricerca per i rifiuti marini con base all’università inglese di Plymouth. Gli studiosi hanno testato come si comportano tre tipi buste, per capire il loro comportamento cioè quelle di plastica tradizionali, quelle biodegradabili e quelle compostabili. Sono stati esposti a vari agenti atmosferici, acqua e aria per oltre tre anni. Sorprendentemente i sacchetti biodegradabili hanno performance simili a quelli di plastica.
Imogen Napper, a capo del team di ricerca si è dichiarato meravigliato, dati i risultati ottenuti. Addirittura le buste si sarebbero potute riutilizzar per contenere la spesa. Sono etichettati come biodegradabili e dovrebbero per forza degradarsi in un tempo congruo e decisamente minore rispetto alle buste di plastica. I ricercatori hanno quindi dichiarato al Guardian che l’introduzione non ha portato a dei concreti
“vantaggi nella lotta all’invasione di plastica nel mare”
I soli sacchetti che sono risultati degradabili sono compostabili. Dopo soli 3 mesi in mare, risultano totalmente degradati, mentre sottoterra dopo soli 27 mesi i sacchetti erano ancora abbastanza interi e non più in grado di trasportare pesi. Gli studiosi però affermano che bisogna ancora analizzare cosa questa degradazione in ambiente marino, possa portare, dato che ancora non si conoscono gli effetti.