Per il bimbo ucciso a Milano le indagini sono chiuse e per la prima volta in Italia un uomo dovrà rispondere del reato di tortura
Il reato di tortura – tra gli altri – è quello che emerge dalla chiusura delle indagini sul bimbo ucciso a Milano dal padre. Ecco i dettagli
La terribile morte di Mehemed
Il piccolo Mehemed è stato ucciso da suo padre, dopo aver subito una lunga e straziante tortura. Nella zona di San Siro il piccolo aveva pianto per tutta la notte a causa delle bruciature sulla pianta del piede fatte con sigaretta e fiamma viva: ma quel lamento scatena in Hrusic una violenza inaudita tanto da prendere il piccolo a calci e pugni, provocando la sua morte.
Lui stesso ha poi riferito durante l’interrogatorio di averlo massacrato di botte perché non lo faceva dormire. La moglie, inizialmente indagata ora scagionata, ora è parte offesa come gli altri figli – maltrattati dall’uomo.
All’epoca dei fatti la donna era incinta di 4 mesi ed aveva riferito di aver provato a fermare il marito, ma è rimasta impotente assistendo a tutta la terribile scena della morte del figlio.
L’accusa e la conferma della tortura
L’uomo è stato accusato di aver colpito il bambino violentemente con calci e pugni, nonché aver provocato tre bruciature con una sigaretta accesa.
Queste le parole dopo la chiusura delle indagini sul terribile caso del bambino di due anni, ucciso da Alija Hrusic. Il reato di tortura viene inserito per la prima volta in Italia in una indagine per violenze domestiche.
Nell’avviso che è stato notificato all’uomo – come riporta anche TGCom24 – si evidenzia che sin dall’inizio della relazione con la donna fosse incline ad insulti e maltrattamenti.
Gli stessi sono poi andati avanti davanti ai figli, dove la compagna veniva colpita con un bastone oppure fili elettrici:
“da aprile minacciava di uccidere lei e la sua intera famiglia se fosse andata via di casa”
Il piccolo Mehmed veniva etichettato e offeso con “scemo” e altro, picchiato e bruciato con la sigaretta su diverse parti del corpo.