I 14 imputati del M5S accusati di aver utilizzato firme false per le comunali del 2012 rischiano una condanna di 2 anni e 3 mesi.
Nella vicenda delle firme false che vede coinvolti 14 tra ex deputati ed attivisti del M5S arriva la richiesta di condanna della Procura. Ecco i dettagli.
La vicenda delle firme false del M5S
Nel 2012 durante le elezioni comunali le ex parlamentari Giulia Di Vita e Claudia Mannino avrebbero falsificato alcune firme raccolte macchiandosi di falso e violazione della legge regionale sulle consultazioni elettorali.
Il candidato sindaco di allora invece Riccardo Nuti sarebbe accusato di aver fatto uso di tali firme false.
Ma cosa sarebbe accaduto?
Secondo la ricostruzione della Procura gli indagati si sarebbero accorti che molte firme sarebbero risultate inutilizzabili a causa di un errore dunque avrebbero pensato bene di ricopiarle manualmente per “sistemare” la procedura.
La Procura di Palermo chiede la condanna di 2 anni
Gli imputati e la collaboratrice Samantha Busalacchi quando era stata resa nota la vicenda erano stati cautelativamente sospesi dal M5S per “comportamenti non conformi al movimento”
Durante le udienze inoltre gli imputati si erano avvalsi della facoltà di non rispondere e avevano risposto negativamente alla richiesta di un campione di scrittura.
Come riporta Fanpage La Procura di Palermo dunque ha chiesto per i 14 indagati tra deputati, ex deputati e un cancelliere del Tribunale, pene fino a 2 anni e 3 mesi.
Le testimonianze che inchioderebbero gli imputati
A fare nascere il caso una segnalazione anonima del 2016 con in allegato i fogli della raccolta firme in cui alcuni dati non tornavano.
La testimonianza poi dell’ormai ex attivista M5S Vincenzo Pintagro parrebbe decisiva.
L’uomo racconta di aver colto sul fatto gli imputati mentre trascrivevano le firme.
“Quando vidi Samantha Busalacchi e Claudia Mannino che stavano ricopiando le firme mi misi a gridare: ma siete pazzi?”
Pintagro sostiene che le imputate ammisero di stare ricopiando le firme per un errore di forma e che fossero presenti anche gli avvocati Francesco Menallo e Giampiero Trizzino che però non venne coinvolto nel procedimento penale.
Anche un’altra testimonianza risulta importante per ricostruire l’accaduto.
Un investigatore della Digos infatti avrebbe rivelato che risulterebbero ben 1104 firme non riconosciute dalle circa duemila persone ascoltate durante le indagini.
L’inchiesta dunque è aperta e nuovi sviluppi vedranno le parti dibattere nelle udienze in Tribunale.