Valentina Milluzzo, “Sento battere i cuoricini, sono obiettore”: la furia dei genitori dopo la morte della figlia e dei nipotini

Il caso di Valentina Milluzzo ha sconvolto tutto e ora i suoi genitori chiedono giustizia durante il processo. Ecco la sua storia

Valentina Milluzzo
Valentina Milluzzo

Una storia terribile quella di Valentina Milluzzo e dei suoi gemelli, morti insieme a lei in ospedale. Ora la furia della famiglia sbotta durante il processo.

La storia di Valentina Milluzzo

Per capire bene la storia di questa ragazza si deve fare un salto indietro nel passato di tre anni. Era il 16 ottobre 2016 quando questa ragazza di 32 anni è morta insieme ai suoi due gemellini in grembo presso l’Ospedale di Catania.

Per la morte di questa giovane ragazza ci sono sette medici a processo, del reparto ostetricia e ginecologia con accusa di concorso in omicidio colposo plurimo.

Ma perché non è stata fatta abortire?

Il processo e le parole dei genitori

La furia del padre e della madre emerge dalle parole durante la ricostruzione dinanzi al giudice e riportate da il Corriere della Sera, con il ricordo di una delle frasi dei medici durante quei giorni:

“fino a quando sento battere i cuoricini non posso intervenire. sono obiettore”

Nell’inchiesta aperta non si contesta il ruolo dei medici come obiettori di coscienza ma la morte della donna:

“siamo vittime di negligenza e ingnoranza. ricordo ancora l’invocazione ‘mamma sto morendo’ “

Come evidenzia il primario Scollo – Presidente della Società Italiana ginecologia e ostretricia –  i medici obiettori sono molteplici e in caso di interruzione di gravidanza si contatta un collega esterno:

“non esiste lista d’attesa. tutto documentato”

Sottolineando che la donna sia morte per una sepsi che i medici non sono riusciti a bloccare:

“l’ha consumata nel giro di 12 ore, come dimostreremo in aula”

Il padre fa emergere anche un dettaglio sconcertante, ovvero un retroscena:

“hanno nascosto i risultati di un esame – tampone vaginale – fatto due giorni prima dell morte”

Per loro prova che l’infezione fosse stata individuata e che quindi fosse necessario intervenire.

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