Un gruppo di 11.00 scienziati unito lancia l’allarme in modo inequivocabile riguardo la crisi climatica. Senza nessuna azione, non ci saranno speranze per il futuro
Rivediamo quanto già successo alla Prima conferenza mondiale sulla crisi climatica che si è tenuta a Ginevra 40 anni fa. Siamo arrivati all’accordo di Parigi del 2015, che sostituisce altri accordi precedenti, ma ancora non abbiamo risultati. I governi hanno agito in maniera insufficiente, dato che l’emissioni di gas serra, non calano, al contrario crescono.
Il nuovo allarme arriva da uno studio
Gli scienziati avvertono l’obbligo morale d’avvertire l’umanità in modo da prevenire le minacce. In questo modo si vuole spingere ad aumentare gli sforzi per arrivare a trasformare la società. Si deve contrastare la crisi climatica, impedendo eventi catastrofici che porterebbero a molti morti. L’allarme arriva da uno studio che possiamo leggere sulla rivista BioScience, dove s’afferma che per far fronte all’emergenza ambientale, tutti devono agire immediatamente, politici e cittadinanza uniti.
Lo studio svolto dagli ecologisti William Ripple e Christopher Wolf presso la Oregon State Universit, ha analizzato 40 anni di dati che dimostrano che le attività umane hanno influenzato il pianeta, in particolar modo l’uso dei combustibili fossili, le emissioni di CO2, deforestazione e l’aumento delle temperature globali. I cambiamenti climatici si stanno intensificando molto velocemente rispetto alle previsioni, che minacciano gli ecosistemi naturali, mettendo in pericolo anche le popolazioni che li abitano.
Come possiamo agire?
Nello studio s’identificano anche dove i governi devono intervenire, insieme alle imprese e cittadini. Si tratta di cambiamenti drastici e urgenti:
- ridurre immediatamente l’uso di combustibili fossili, sostituendoli con fonti di energia rinnovabile
- investire nelle tecnologie per abbattere l’emissioni d’anidride carbonica e di altre sostanze inquinanti, come metano e idrofluorocarburi
- eliminare i sussidi statali dati alle aziende inquinanti
- i paesi più ricchi, dovrebbero sostenere le nazioni in via di sviluppo, per poter passare a fonti energetiche più pulite
- contenere la crescita della popolazione mondiale, che cresce annualmente di 80 milioni
- proteggere e ripristinare gli ecosistemi distrutti, soprattutto foreste, barriere coralline, savane, che contribuiscono ad abbattere la CO2
- ridurre il consumo di carne
- dare priorità alla protezione ambientale.