Antonio Cianci ha quasi ucciso un uomo per 10 euro ed un cellulare. La figlia di uno dei Carabinieri uccisi: “Sono sconvolta”
Un uomo accoltellato per pochi spiccioli ed un telefonino. Le parole della figlia di una delle vittime di Antonio Cianci.
La rabbia di Daniela Lia
Ha accoltellato alla gola e quasi ucciso un uomo di 79 anni per 10 euro ed un telefonino. È per pochi spiccioli ed un cellulare che Antonio Cianci ha rapinato un anziano nel parcheggio dell’ospedale San Raffaele di Milano.
L’uomo stava prendendo un caffè al distributore automatico, quando Antonio Cianci, ergastolano in permesso premio, gli ha intimato di consegnargli soldi e cellulare. Al rifiuto del 79enne, Cianci l’ha colpito alla gola con un coltellino a serramanico, per poi allontanarsi e lasciare l’anziano agonizzante nel parcheggio.
Antonio Cianci, ergastolano con alle spalle 4 omicidi, aveva ottenuto un permesso premio di 12 ore. A 15 anni aveva già ucciso, ma per quell’omicidio gli fu diagnosticata una condizione d’infermità mentale e Cianci se la cavò con 3 anni di riformatorio.
Nel ’79 uccise tre militari che lo avevano fermato ad un posto di blocco, per controllare i documenti dell’auto su cui viaggiava. A morire furono il maresciallo Michele Campagnuolo, l’appuntato Pietro Lia e il carabiniere Federico Tempini.
Proprio la figlia di Pietro Lia, Daniela, si è detta sdegnata per il permesso premio concesso a Cianci:
“Sono sconvolta dal fatto che si sia permesso a questo essere ignobile di mettere un’altra famiglia in condizioni di dolore, calpestando e oltraggiando la memoria di mio padre e dei suoi colleghi”.
Il permesso premio
A finire sotto la lente d’ingrandimento del pubblico ministero, che ha già chiesto per Antonio Cianci la convalida dell’arresto e la custodia cautelare in carcere, è proprio il permesso che l’ergastolano aveva ottenuto.
Cianci aveva avuto la possibilità di uscire per 12 ore perché, in base a quanto riportato nella relazione del carcere di Bollate, il detenuto era cambiato. Durante il permesso, Cianci aveva l’obbligo di accompagnamento nel paese dove vive la sorella. L’ergastolano aveva già ottenuto in passato altri permessi e mai aveva commesso violazioni.
Intanto, Alfonso Bonafede, Ministro della Giustizia, ha inviato i suoi ispettori per esaminare accuratamente la vicenda.