La morte di Sissy Trovato Mazza non convince i genitori – e non solo – e la richiesta di archiviazione porta il padre a sbottare e considersi abbandonato dalle istituzioni
La morte di Sissy Trovato Mazza non sembra aver messo la parola fine perché le domande senza risposta sono ancora tantissime. Ora i genitori chiedono aiuto.
La richiesta di archiviazione del caso
Un caso molto particolare di questa ragazza che lavorava presso il carcere femminile Giudecca di Venezia. Il 1° novembre 2016 si reca all’ospedale civile di Venezia e dopo poco viene trovata nell’ascensore in una pozza di sangue – in servizio per andare a controllare una detenuta che aveva partorito.
E’ rimasta in coma per tanto tempo per poi lasciare questo mondo, con domande che sono rimaste senza risposta. Infatti mentre il caso sta per essere archiviato come suicidio, i familiari lottano al fine che emerga la verità.
Il padre in una intervista recente a Repubblica ha commentato questo fatto, sbottando duramente:
“nessuno vuole parlare con noi. per lo stato il caso è chiuso. cosa c’è dietro…che cosa è questo muro?”
Nel servizio andato in onda de Le Iene, la Palmieri ha incontrato i genitori della ragazza che sono convinti del fatto che la figlia non sia suicidata e gli elementi sulla teoria sono molti.
Come si evince dal servizio, ci sono tantissime domande che non hanno ancora trovato una risposta come il cellulare trovato in carcere nel suo armadietto e non vicino al suo corpo – mentre le telecamere di sorveglianza la riprendono mentre sembra stia per telefonare a qualcuno. Non solo, perché nessuno degli inquirenti sembra aver chiesto il posizionamento dello stesso al fine di capire dove fosse il suo cellulare al momento dello sparo in ascensore.
L’intervista al papà di Sissy
Il padre di Sissy ha rilasciato la sua intervista a Le Iene, parlando duramente di quanto accaduto:
“da qualche tempo sissy aveva scoperto cose strane. siamo stati abbandonati dallo stato”
Prima del tragico evento la ragazza aveva segnalato un giro di droga dentro il carcere attraverso la lavanderia e aveva anche assistito a delle effusioni tra una detenuta e una collega:
“e a lei è arrivato un richiamo disciplinare”