Una bambina di 13 anni è stata violentata ogni giorno, senza sosta per 2 lunghissimi anni, da un folto branco. Ciò che è accaduto dopo la denuncia è incredibile.
Una di quelle storie che non vorremmo mai sentire con protagonista una ragazzina appena 13enne vittima di un branco che la violenta per due anni. Dopo la denuncia la ragazza e la famiglia costretti a fuggire al Nord e i carnefici in libertà, si dichiarano innocenti. Ecco gli ultimi aggiornamenti sulla vicenda accaduta in Calabria.
La vicenda della 13enne di Melito Porto Savio
In provincia di Reggio Calabria è venuta tristemente alla luce una vicenda che ha dell’incredibile sia per il reato commesso ai danni di una tredicenne sia per le implicazioni successive che ha dovuto subire la piccola e la famiglia.
La ragazzina che frequentava le scuole medie a Melito Porto Savio veniva prelevata da un gruppo di ragazzi appartenenti a famiglie benestanti all’uscita di scuola e condotta in varie destinazioni tra cui il cimitero per subire abusi e violenze sessuali.
Questo ogni giorno per due anni consecutivi.
La denuncia è scattata per i sette ragazzi del branco solamente dopo che per caso i genitori ritrovarono la brutta copia di un tema scolastico della figlia e capirono la tremenda vicenda in cui era caduta.
La tragedia non è finita qui perché una volta effettuata la denuncia ed emersa la vicenda ad essere messi alla gogna dall’intero paese sono stati proprio la ragazzina ed i genitori che dopo angherie varie sono stati costretti a trasferirsi al Nord.
“Sono venuti a dirmi che non dovevo denunciare. Era come se la mia bambina si fosse meritata quella violenza”
Ha dichiarato il padre della ragazzina che ora ha quindici anni e che non aveva detto nulla i genitori per le minacce subite.
Il branco: condannati ma a piede libero, le dichiarazioni dei genitori
La Procura ha condannato in primo grado cinque dei sette ragazzi tra cui il fratello di un poliziotto, il figlio di un maresciallo dell’esercito come riporta Tgcom24.
Le pene per Davide Schimizzi, Michele Nucera, Lorenzo Tripodi Giovanni Iamonte e Antonio Virduci vanno dai dai 6 ai 9 anni di reclusione ma in attesa del processo d’appello sono a piede libero nel paese d’origine.
Il padre della ragazzina che ora ha un nuovo lavoro in un’altra città dove vive con la figlia commenta amaramente la situazione in cui a scappare sono dovute essere le vittime:
“Noi siamo qua, mentre quei ragazzi sono stati scarcerati in attesa del processo d’appello che comincerà a febbraio”
Questa mattina il padre di uno dei ragazzi condannati è intervenuto a Mattino Cinque per esprimere il proprio giudizio:
“mio figlio è sereno perché sa di non aver commesso alcun crimine”
Sbottando contro la vittima ed evidenziando che la stessa non avrebbe raccontato la vicenda correttamente. Non resta che attendere la decisione del giudice.