Potrebbe iniziare a breve il processo a carico di alcuni militari con accuse di falso ed eccesso di rigore per aver bendato uno degli assassini di Cerciello
Indagini chiuse per alcuni capi d’imputazione a carico di militari nel caso Cerciello. Ora rischiano il processo in quattro per falsa testimonianza e per aver bendato durante il fermo uno dei colpevoli dell’omicidio del carabiniere Cerciello.
L’omicidio dl carabiniere Cerciello che ha indignato l’Italia
La sera del 26 luglio 2019 la notizia dell’assassinio del carabiniere Cerciello ha sconvolto tutti per la dinamica e per la giovane età e dedizione al lavoro della vittima.
Il grido di Mario Cerciello Rega è ancora drammaticamente nella mente di coloro che hanno letto e visto gli aggiornamenti sulla terribile vicenda:
“Mi hanno accoltellato”
Così infatti chiese disperatamente aiuto il vicebrigadiere ucciso a coltellate a Trastevere mentre era in servizio in borghese con il collega Andrea Varriale.
I due, aggrediti mentre cercavano di recuperare lo zaino trafugato ad uno spacciatore di droga che aveva chiamato le forze dell’ordine per riaverlo indietro.
Nell’incontro a cui i due carabinieri dovevano vedersi sotto copertura infatti con il 19enne Finnegan Elder Lee ed un altro americano Natale Hjort per la restituzione dello zaino, si scatenò una colluttazione nella quale Cerciello venne accoltellato a morte.
Il processo a carico delle forze dell’ordine inizierà a breve
Il processo per i due americani accusati dell’omicidio del vicebrigadiere Cerciello Rega inizierà a febbraio ma a far parlare è ora il rischio di processo per alcuni dei carabinieri coinvolti nelle indagini.
Come riporta Il Messaggero a rischiare il processo sarebbero in tre: Silvio Pellegrini, Fabio Manganaro, Sandro Ottaviani.
Manganaro in servizio la sera dell’omicidio rischierebbe il processo per aver ecceduto nelle misure di rigore previste durante l’arresto dei due sospettati.
Bendò infatti Natale Hjort durante l’interrogatorio in caserma di via Selci e la foto del sospettato bendato a capo chino diffusa da Silvio Pellegrini indignò parte dell’opinione pubblica.
Il Pellegrini sarebbe infatti accusato di abuso d’ufficio e rivelazione del segreto d’ufficio come afferma il Pm romano riguardo alla foto che sarebbe stata diffusa in:
“almeno due chat whattsapp, dalle quali veniva ulteriormente diffusa ad altri soggetti e chat arrecando al giovane statunitense un danno ingiusto”
Inoltre il carabiiere avrebbe rivelato alcuni particolari sotto segreto d’indagine come il movente della droga.
A rischio di rinvio a giudizio anche Sandro Ottaviani il comandante della stazione Farnese per falsa testimonianza: avrebbe dichiarato di aver ricevuto da Varriale la pistola d’ordinanza quella notte ma poi risultò che il compagno di Cerciello fosse disarmato.