C’è un fatto particolare dietro l’omicidio di Garlasco e il Dna “rubato” all’amico del fratello della vittima. Hanno ragione i detective di Alberto Stasi?
Il delitto di Garlasco è ancora uno dei casi di cronaca più violenti e controversi degli ultimi tempi. Ma sotto i riflettori oggi c’è il Dna rubato e la decisione della Procura.
La vicenda del Dna rubato di Andrea Sempio
La giovane Chiara Poggi viene uccisa all’interno della sua abitazione il 13 agosto 2007 dal suo fidanzato Alberto Stasi che sta scontando una pena al carcere di Bollate.
Non è tanto la sua nuova vita ad interessare in questo momento, ma un dettaglio emerso grazie al Corriere della Sera. In pochi forse sanno che dalla fine del 2016 gli avvocati difensori di Stasi si stanno muovendo al fine di provare la sua innocenza tramite il materiale genetico trovato sotto le unghie della fidanzata dopo l’omicidio.
Andrea Sempio è un amico del fratello di Chiara indagato alcuni mesi come possibile omicida, scagionato prima di Natale. Perché tutto questo? Sembra infatti che sia stato rubato il suo Dna da parte di un investigatore privato di Stasi:
“da una tazzina di caffè e un cucchiaino da un bar, mentre la bottiglietta di plastica da un sacchetto rifiuti gettata da lui pochi istanti prima”
Secondo la ricostruzione, sarebbero oggetti abbandonati da Sempio e per questo motivo prelevati senza ledere alla sua persone, libertà e volontà. Questo è quanto evidenziato dal procuratore aggiunto De Pasquale poco prima di Natale con la richiesta di archiviazione, mentre il gip Meyer chiede l’iscrizione nel registro degli indagati dei detectives privati e di quello che era ai tempi l’avvocato di Stasi.
La difesa di Andrea Sempio si oppone all’archiviazione, anche se al momento non ci sono elementi per riconoscerne l’offesa – secondo la Procura e come si legge sul quotidiano. Come andrà a finire?