Resterà attivo l’Altoforno2 come ha deciso l’accoglimento del ricorso contro ArcelorMittal, continuano le proteste dei lavoratori cassaintegrati
La notizia del ricorso accolto contro ArcelorMittal dal Tribunale del Riesame segna l’ok alla proroga di utilizzo dell’ Altoforno2. Non si placa però la protesta dei circa 2000 lavoratori cassaintegrati, episodi di occupazione dell’ingresso della raffineria Eni.
ArcelorMittal: non chiuderà l’Altoforno2
Il collegio dei giudici del Riesame del Tribunale di Taranto ha accolto in appello l’istanza di ricorso presentata dai commissari Ilva.
I giudici Licci, Caroli, Lotito hanno di fatto annullato la decisione del giudice Maccagnano di fatto consentendo la proroga all’utilizzo dell’Altoforno2 che era stato requisito dopo l’incidente all’operaio Morricella.
Il Tribunale ha assegnato:
“Sei settimane per l’adozione dei cosiddetti dispositivi attivi”.
I commissari dell’Ilva in amministrazione straordinaria hanno dichiarato come riporta Ansa.it che vi è stata:
“Grande soddisfazione dalla struttura commissariale che ha sempre mantenuto la sua fiducia nei confronti della magistratura”
Le proteste dei lavoratori continuano
Le proteste dei lavoratori, circa 2000 interessati dalla cassa integrazione non si placano.
Alcuni operai dell’Ilva che aderiscono all’Usb avrebbero bloccato all’alba l’ingresso alla raffinerie Eni occupando il tratto stradale adiacente con varie auto.
Sono giunte anche alcune auto della Polizia a presidiare il posto ed i lavoratori hanno acceso anche fuochi per scaldarsi.
La protesta dei più di 1600 lavoratori Ilva in amministrazione straordinaria verte sulla mancata integrazione salariale, il sindacato Usb infatti ha come richieste il rifinanziamento salariale al 10% e che venga aperta una trattativa sul DI Taranto.
La protesta è continuata anche in Sicilia con la manifestazione dei trasportatori contro il caro navi a Catania vicino alla zona del Faro Biscari.
Il Gup di Milano ha assolto Riva
Da Milano arriva la notizia dell’assoluzione di Fabio Riva, membro della famiglia che era proprietaria dell’Ilva di Taranto prima dell’affido all’amministrazione straordinaria e che era stato accusato di bancarotta fraudolenta del gruppo Riva Fire.
Secondo il gup di Milano Lidia Castellucci:
“Non si ravvisano quegli indici di fraudolenza necessari a dar corpo alla prognosi postuma di concreta messa in pericolo dell’integrità del patrimonio dell’impresa”
Per il gup dunque nessuna frode ma anzi un progetto di rilancio.