Il vulcano Taal nelle Filippine è il più piccolo vulcano attivo a mondo. La fase peggiore sembra passata, vediamo quali sono i futuri sviluppi
Il vulcano Taal sull’isola di Luzon vicino a Manila nelle Filippine sta eruttando e la colonna eruttiva non c’è più, segno che il picco eruttivo sta sciamando. Potremo avere due evoluzioni di quest’evento, cioè avere un’eruzione esplosiva simile a quanto accaduto a Pompei, oppure arrivare ad un’eruzione freatica cioè esplosioni violente di acqua e rocce, che possono durare per lungo tempo.
Piergiorgio Scarlato dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV), ha spiegato come potrebbe evolvere la situazione – come si evince anche da Ansa.
La cenere che seppellisce tutto
L’eruzione è avvenuta in concomitanza di un forte temporale. Questo ha fatto diventare fango la cenere, che ha coperto tutto ciò che circonda questo piccolo vulcano. Nei pressi del vulcano Taal, sono morti gli animali e le piante, quindi non si è organizzata alcuna spedizione per provare a salvarli.
A renderlo noto all’emittente filippina Abc-Cbn News, è stato il portavoce Mark Timbal del National Disaster Risk Reduction and Management Council. Sono inoltre state evacuate circa 18mila persone che sono residenti nelle città vicine al vulcano Laurel, Balete, Talisay, San Nicolas, Agoncillo, Alitagtag, Mataas na Kahoy, Lemery, Tanauan e Lipa in Batangas.
Piergiorgio Scarlato ha inoltre detto che sulla base del principio di cautela, si potrebbe avviare un’evacuazione di tipo preventivo, dato il pericolo concreto di un’eruzione di tipo esplosivo. Finora l’area evacuata è di 25 chilometri quadrati evacuata, si arriverebbe a dover spostare 20 milioni di persone, per liberare che vivono nella zona, dovendo liberare almeno per un raggio di 100 chilometri.
Il vulcano Taal è all’interno di un lago molto basso, nato da una grandissima eruzione avvenuta migliaia di anni fa. Per poter capire meglio come può evolvere la situazione, si dovrebbero avere tutti i dati del monitoraggio, in particolare quelli relativi all’eventuale presenza di magma in fase di risalita. Secondo Scarlato saremo di fronte ad
“un’evoluzione di tipo freato-magmatico, in cui l’acqua, allo stato di gas, interagisce con il magma, dando vita a violente esplosioni”
dove il calore sprigionato dal magma spinge in alto acqua e rocce.
C’erano dei segnali di quest’attività a partire dal novembre 2018, con la deformazione del vulcano proseguita fino a marzo 2019, successivo aumento dell’attività sismica e infine la presenza di anidride carbonica disciolta nel lago, chiaro segnale di magma in risalita.