Scioglimento dei ghiacciai, ritornano i virus di 15.000 anni fa? Lo studio americano

Lo scioglimento dei ghiacciai risveglierà virus di 15.000 anni fa? Questo è quanto sostenuto da un recente studio.

scioglimento ghiacciai

Secondo un recente studio condotto da un’equipe di scienziati statunitensi e cinesi, ha trovato dei virus di 15.000 anni fa conservati nel ghiaccio. Questa discussa ricerca porta ad un dubbio: lo scioglimento dei ghiacciai causato dal riscaldamento globale è un dato di fatto e questo potrebbe portare alla liberazione di virus debellati o sconosciuti?

I risultati dello studio

Possiamo leggere lo studio su BiorXiv ed ha preso in esame due campioni di ghiaccio che sono stati raccolti a profondità ragguardevoli (fino a 50 metri) nell’Altipiano Tibetano nord-occidentale. In essi sono stati rilevati ben 33 virus, 28 dei quali sconosciuti e quindi non presenti nei database ufficiali. Si sono utilizzate delle tecniche genetiche e microbiologiche ben consolidate che non possono essere smentite.

Gli scienziati non si sono limitati a questi due campioni, hanno anche analizzato le acque superficiali di zona. Si sono confrontati i DNA ritrovati e questo ha permesso d’identificare 18 virus che sono tipici solo della profondità glaciali. Con ogni probabilità corrispondevano alle condizioni ambientali del momento in cui il ghiaccio è stato deposto. Ogni virus è una parte di DNA, che si replica in cellule ospiti ed è bene dire che non necessariamente provocano malattie. Possiamo dire che non ci sono rischi, che per il momento tornino in superficie. Sicuramente l’incertezza è un punto a sfavore – come riporta anche Green Me.

Molto noto è il caso del 2016, quando alcuni abitanti di regioni remote della Siberia nella città di Jakutsk, si sono ammalati di antrace. Le prime ad essere contagiate furono circa 2000 renne, poi furono contagiate una dozzina di persone e purtroppo è morto un bambino.

L’ipotesi, comunque, non fu mai dimostrata. Inoltre, gli autori non si sbilanciano: è importante dire che lo studio è stato pubblicato in versione pre-print, cioè non ancora approvata dalla comunità scientifica e non esistono prove che i virus potrebbero far scoppiare un’epidemia.

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