Assolto in primo grado: si chiude il caso di Mario Cattaneo, il titolare dell’osteria dei Amis di Gugnano che ha sparato e ucciso a un ladro.
Mario Cattaneo, il titolare dell’osteria dei Amis di Gugnano, frazione di Casaletto Lodigiano può mettere un punto su questa terribile storia.
L’uomo è stato assolto dall’accusa in primo grado.
L’uomo fucilò per legittima difesa un rumeno Petre Ungureanu, 32 anni, che nella notte tra il 9 e il 10 marzo 2017 si era introdotto nella sua proprietà.
Il colpo dal fucile del ristoratore, che poi ha colpito alle spalle e ucciso il malvivente rumeno potrebbe essere partito accidentalmente come sempre sostenuto da Cattaneo.
Per l’accusa l’oste non avrebbe detto tutta la verità su quanto accaduto: per il pubblico ministero sarebbero stati due e non uno i colpi fatti partire.
Il PM in aula ha sottolineato:
“Cattaneo ha agito in legittima difesa, ma ha ecceduto nei limiti. È stato lui a mettersi in una situazione di pericolo sfondando la porta bloccata dai ladri”.
Caso Mario Cattaneo: la ricostruzione e l’accisa di omicidio colposo
Secondo il procuratore della Repubblica di Lodi Domenico Chiaro e il sostituto procuratore Emma Vittorio, Mario Cattaneo, era responsabile di omicidio colposo per eccesso di legittima difesa.
L’uomo, secondo la ricostruzione, avrebbe corso il rischio di sparare ai ladri, che lo avevano bloccato dall’esterno nell’abitazione sopra l’osteria.
“Le tracce di Dna rilevate sono parziali e non permettono confronti. Di sicuro si tratta di impronte diverse da quelle dei familiari di Cattaneo”,
hanno spiegato all’epoca delle indagini i Ris di Parma.
La porta era stata forzata dall’oste, il quale si era ritrovato con quattro malviventi pronti a derubarlo.
A perdere la vita era stato un 28 enne di origini romene, il cui fratello si è costituito parte civile.
Oste assolto in primo grado
L’oste di Casaletto Lodigiano è stato assolto in primo grado. L’accusa era di eccesso colposo di legittima difesa.
L’uomo è rimasto seduto qualche minuto sulla sedia, non credendo quasi a quelle parole: la fine di un grande incubo.