La coordinatrice Lazio di Cambiamo con Toti, è stata arrestata. La condanna è di estorsione con metodo mafioso ad imprenditori.
Gina Cetrone, insieme al marito, riscuoteva crediti e voti con metodi illeciti.
Imputata per estorsione Gina Cetrone
Insieme al coniuge, Gina Cetrone riscuoteva crediti servendosi di esponenti del clan Di Silvio ma non solo, anche per la campagna elettorale. Con l’arresto di oggi dovrà rispondere anche di violenza privata e concorrenza illecita. L’utilizzo del metodo mafioso ha costituito una aggravante.
Con lei, sono state arrestate altre quattro persone (Armando detto Lalla’, Gianluca e Samuele Di Silvio e poi Umberto Pagliaroli). L’arresto è stato compiuto dagli agenti della Squadra Mobile di Latina.
Gina Cetrone è stata coordinatrice per il Lazio del partito Cambiamo! con Toti. Aveva già ricoperto il ruolo di consigliere regionale.
Il perché dell’arresto
Gli illeciti sarebbero stati commessi nel 2016, tra maggio e giugno. Un’indagine, quella della Direzione distrettuale Antimafia di Roma, che è durata molto ed è stata coordinata da Michele Prestipino. A collaborare alle indagini anche Renato Pugliese e Riccardo Agostino.
Gina Cetrone, con il marito Pagliaroli, nel 2016 riscossero un credito con l’aiuto del clan dei Di Silvio ai danni di un imprenditore abruzzese. All’uomo sarebbero state fatte delle intimidazioni di saldare il pagamento. Gli esponenti dei Di Silvio minacciarono l’uomo di conseguenze e ritorsioni possibili se non avesse eseguito gli ordini. L’imprenditore, il giorno dopo, si recò in banca sorvegliato dai membri del clan, per emettere il pagamento dei 15 mila euro ai coniugi più 600 euro ai membri del clan.
Inoltre, la Cetrone stipulò un accordo con i Di Silvo affinché potesse avere la visibilità massima durante la sua candidatura del 2016. La donna, infatti, correva al titolo di sindaco di Terracina ed esborsò ai malavitosi 25 mila euro. Il che significa che i suoi manifesti avrebbero dovuto essere quelli più visibili a discapito degli altri candidati.