Maxi blitz nell’azienda sanitaria di Siracusa: nel mirino dell’inchiesta mazzette per redigire certificare fasulli e dichiarare falsi invalidi.
Falsi invalidi a Siracusa: 73 persone indagate, due agli arresti domiciliari.
Falsi invalidi all’ospedale di Siracusa
Un vero e proprio terremoto giudiziario quello scatenato dall’inchiesta “Povero Ippocrate” nell’azienda sanitaria di Siracusa.
Come riporta anche La Repubblica, l’indagine dei carabinieri ha fatto emergere comportamenti illeciti da parte di alcuni medici dell’Inps e dell’Asl di Siracusa.
Gli operatori sanitari e alcuni funzionari dell’Istituto di previdenza sociale emettevano certificati fasulli per dichiarare falsi invalidi e intascare le mazzette.
I medici avrebbero dichiarato esami mai eseguiti e diagnosi opposte a quelle reali per far ottenere ai pazienti le pensioni d’invalidità.
Arrestate due persone
In manette sono finite due persone: un neurologo dell’Asl di Siracusa, Santo Cultrera e l’amministratrice di un caf-patronato, Rosaria Mangiafico.
Altri due hanno subito l’obbligo di dimora, in sette il divieto di esercitare la professione medica. In totale sono 73 le persone indagate, incluso il personale sanitario dell’Azienda sanitaria provinciale e cinque funzionari Inps. Disposto anche il sequestro di beni per 600mila Euro.
Dalle indagini è emerso che alcuni pazienti venissero addirittura sedati per sembrare ammalati. Assunte anche delle badanti fittizie per accompagnare i conniventi alle visite mediche e confermare le precarie condizioni di salute.
L’indagine si è avvalsa di registrazioni e riprese video in cui sono ben chiare le immagini delle mazzette consegnate ai medici.
Un’operazione, quella del “Povero Ippocrate”, che ha portato alla luce un vero e proprio sistema di corruzione e un giro di soldi da migliaia di Euro.
I carabinieri hanno appurato la connivenza di alcuni patronati, d’accordo con i medici nel dichiarare il falso. I falsi invalidi venivano guidati sul comportamento da seguire durante le visite di controllo, per simulare patologie inesistenti ed ottenere così le pensioni d’invalidità.
Le badanti fittizie, che spesso erano dei parenti, servivano a confermare quanto dichiarato dai pazienti.