Caso Kobe Bryant: non fu un guasto al motore, ma un errore umano
L’aggiornamento delle indagini sul caso Kobe Bryant esclude l’avaria alle turbine: il dettaglio agghiacciante emerso dopo lo schianto sarebbe il cambio di turno all’ultimo minuto dei controllori.
Come si evince da Il Corriere della Sera dai risultati dei primi esami sui rottami dell’elicottero, in cui sono morti Kobe Bryant, la figlia Gianna e altre sette persone, non sarebbero emersi segni che riportano ad eventuali guasti del motore.
Il controllore subentrato nel cambio di turno ignorava la presenza del velivolo in volo.
Kobe Bryant: nessun guasto al motore, ecco i risultati del National Transportation Safety Board
I frammenti del velivolo, recuperati sulla collina di Calabasas, non hanno mostrato alcun segno di guasto al motore.
È quanto riporta il National Transportation Safety Board, l’ente federale per la sicurezza sui trasporti.
Con questa perizia, alla base dell’incidente non ci sarebbe alcun guasto al motore, come ipotizzato in un primissimo momento, ma fu un errore umano a cagionare quel black out tra elicottero e torre di controllo.
Inoltre, il pilota ha dovuto fare i conti anche con problemi legati alla scarsa visibilità per nuvolosità e nebbia.
Prima dello schianto mortale ci sono stati numerosi cambi di direzione, compreso quello brusco che ha portato ad una drastica variazione dell’altitudine.
Il velivolo volava troppo basso.
Kobe Bryant: chi era?
Kobe Bryant, morto a 41 anni il 26 gennaio scorso in seguito a un incidente in elicottero, era un cestista statunitense famoso per la sua etica del lavoro.
È considerato tra i migliori giocatori della storia dell’NBA: è figlio di Joe Bryant e nipote da parte di madre di Chubby Cox, entrambi ex giocatori di basket.
Nella carriera decennale con i Los Angeles Lakers, Bryant ricevette tantissimi premi: nel 2018 ha vinto un Oscar per il miglior cortometraggio animato.
I racconti sull’etica del lavoro di Bryant sono diventati folklore.
Dai suoi allenamenti mattutini, alle sessioni di tiro alla maratona, al desiderio incessante di migliorarsi.
Alle 9:47 del 26 gennaio 2020 il velivolo con a bordo Bryant, sua figlia di tredici anni Gianna e altre sette persone, decollato dall’aeroporto della Contea di Orange-John Wayne, in California, è precipitato a Calabasas, prendendo fuoco.