Il processo per la morte della ventenne Martina Rossi in Spagna ha raccolto le testimonianze dei due imputati di stupro che raccontano la loro verità.
Prosegue il processo di appello per la morte di Martina Rossi precipitata dal balcone di un albergo a Palma di Maiorca per sfuggire ad uno stupro. Emergono le testimonianze dei due imputati che sosterrebbero la non lucidità della ventenne.
La morte avvolta nel mistero di Martina Rossi
Il 3 agosto 2011 la bella e solare ventenne Martina Rossi perde la vita precipitando dal balcone di una stanza dell’hotel a Palma di Mariorca.
La vacanza con le amiche si trasforma così per lei in una tragedia che ancora non ha una spiegazione.
La controversa vicenda infatti inizialmente identificata come un caso di suicidio ha sollevato il dubbio che vi fosse invece uno scenario più complesso.
La ventenne infatti potrebbe essere scivolata ne tentativo di sfuggire allo stupro da parte di alcuni ragazzi che lei e le amiche avevano conosciuto durante i giorni precedenti e che si trovavano con lei nella stanza.
I due imputati, sono stati condannati in primo grado a sei anni per tentato stupro e morte in conseguenza di altro reato.
Questo secondo capo d’accusa è poi caduto per prescrizione e per evitare la stessa sorte anche per l’altro reato sono state anticipate le udienze d’appello.
Le dichiarazioni scioccanti degli imputati al processo
Secondo la ricostruzione degli inquirenti infatti la ragazza avrebbe scavalcato la divisione tra i balconi delle due camere per cercare di sfuggire ad un tentativo di violenza sessuale.
Ciò sarebbe emerso da alcuni particolari tra cui il fatto che non sono stati ritrovati i suoi pantaloni.
Luca Vanneschi ed Alessandro Albertoni sono stati ascoltati negli scorso giorni durante il processo d’Appello e sono emerse le loro sconvolgenti dichiarazioni.
Albertoni in particolare ha sostenuto che la morte della ragazza sia avvenuta in conseguenza del suo stato alterato dalla droga e che lui nel momento della caduta non fosse presente perché corso in cerca delle amiche per aiutarla a riprendersi.
“Avevamo fumato una canna…Martina non sapeva dove si trovasse né cosa stesse facendo.
non ci stava di testa”
Albertoni si dice anche colpito dal rimorso di non essere rimasto nella stanza per aiutarla e magari scongiurarne la morte.
Anche Vanneschi ha ribadito di essere innocente e non coinvolto nel fatto come riporta Tgcom24.