Rider, qual è la temperatura corretta per il trasporto del cibo?

La temperatura di trasporto del cibo portata dai raider non è corretta. Secondo l’Istituto zooprofilattico Piemonte, le norme sulla sicurezza alimentare andrebbero riviste.

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In questo periodo ci serviamo moltissimo dei rider, ma in pochi sanno che durante il trasporto di cibo, esiste una normativa piuttosto stringente che prevede una temperatura ben specifica. Secondo le rivelazioni fatte dall’istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte, non vengono rispettate. Le microbiologhe Lucia Decastelli e Manila Bianchi hanno potuto verificare questo nei loro controlli fatti nel 2019.

La vigente normativa e le rilevazioni sui rider

Secondo le norme in tema di sicurezza alimentare il trasporto è consentito a determinate temperature. Per i cibi caldi deve avvenire ad almeno 63° C, al contrario per i prodotti freschi il loro trasporto deve avvenire a temperature comprese tra i 4°e gli 8° C, che variano in base al tipo di alimento.

Su 50 rider sono stati fatti dei controlli, trovando che nessuna di queste temperature è stata rispettata. Per esempio hanno trovato trasporti con temperature dai 45° C ai 59°, con un record negativo di 38° C.

Questo però andrebbe contestualizzato: ogni trasporto in media dure dai 15 ai 20 minuti, periodo durante il quale abbiamo un calo esponenziale di temperatura. Data la brevità di tempo, i batteri comunque non fanno in tempo a riprodursi in quantità pericolose. Lo confermano gli esperimenti fatti in laboratorio, con colonie del batterio patogeno Clostridium perfrigens.

La normativa – come evidenzia anche il Fatto Alimentare –  è in realtà pensata per i trasporti su lunghe distanza oppure per iò banco self-service dove resterà per alcune ore. Chi effettua i controlli è obbligato a sanzionare i rider, anche se oggettivamente non esiste alcun pericolo concreto per la nostra salute. Si chiede quindi una modifica alla normativa, delinenando i doveri del ristoratore, del gestore dei fattorini e del rider stesso. Non tutta la filiera dovrebbe rispondere ai medesimi obblighi o avere le stesse responsabilità.

Sarebbe logico che i fattorini ricevessero una formazione specifica, simile a quello fatto da chiunque lavori nella ristorazione. Non è logico che chiunque possa trasportare cibo, come se si trattasse di un pacco qualunque. Per valutare quindi l’aspetto igienico sanitario, valutare la formazione dei fattorini ed il rispetto delle normative lungo la filiera, la procura di Torino ha aperto delle indagini.

Il trasporto alimentare fatto nella GDO

L’istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte ha valutato anche i trasporti fatti per la grande distribuzione. Alcune catene infatti portano la spesa a domicilio servendosi di alcuni furgoni e su 50 controlli solo uno si manteneva nei limiti, restituendo una situazione non è rosea. Le merci fresche dovrebbero viaggiare a massimo a 4°C ed 8°C se frutta e verdura, mentre abbiamo registrato anche 15°C. Solo in un caso era a 5°C, mentre in media si era sui 9°C. anche in questo caso andrebbe rivista la normativa, pensata per i banconi frigorifero dei ristoranti.

Anche in questo caso secondo le simulazioni di laboratorio ha utilizzato un batterio patogeno la Listeria monocytogenes. Esso è particolare, dato che è in grado di riprodursi a temperature molto basse, può quindi pullulare se le normative non vengono rispettate. Se alla partenza non si presentava in quantità preoccupanti, al momento della consegna il cibo rappresentava un serio pericolo per le persone appartenenti alle fasce di rischio. Si dovrebbe quindi rivedere la normativa, dando indicazioni chiare ed univoche pensando ai due nuovi modo di acquisto e in base al prodotto consegnato.

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