Decreto Cura Italia: ecco la “cascata” di provvedimenti in piena emergenza coronavirus
In piena emergenza il CdM ha approvato in data 16 marzo il c.d. “Decreto Cura Italia”, un provvedimento corposo che apporta interventi di sostegno per le famiglie e le imprese italiane.
Il Decreto apporta una serie di misure a sostegno dell’economia italiana indebolita dalla crisi sanitaria e dall’emergenza della pandemia.
Il “Decreto Cura Italia” prevede un’iniezione di 25 miliardi di euro e finanziamenti mobilitati per 350 miliardi.
Emergenza Coronavirus: cosa prevede il “Decreto Cura Italia”?
Il provvedimento pubblicato in Gazzetta Ufficiale prevede una serie di misure: Cassa integrazione in deroga per tutti i settori, agli autonomi verrà riconosciuta una indennità una tantum di 600 euro per il mese di marzo, congedi speciali pari al 50% della retribuzione o voucher babysitter per i lavoratori, dipendenti o autonomi, con figli piccoli a casa da scuola, sospensione delle rate del mutuo sulla prima casa per chi è in difficoltà, estesa anche alle Partite IVA, rinvio del pagamento dei contributi INPS per il lavoro domestico.
Decreto Cura Italia: congelati versamenti di imposte e contributi
In piena emergenza sanitaria spunta anche il congelamento di tutti i versamenti di imposte e contributi del 16 marzo e la proroga dei versamenti di IVA, ritenute e contributi sulla base del fatturato.
In piena emergenza sanitaria la finalità dell’Esecutivo è quella di garantire liquidità a famiglie e aziende.
Tutti gli adempimenti fiscali e contributivi, la cui scadenza era prevista per il 16 marzo sono stati sospesi per tutti i contribuenti e rinviati a venerdì 20 marzo.
Per tutte le imprese, autonomi e professionisti che fatturano sotto i 2 milioni di ricavi il versamento è rinviato al 31 maggio.
Al 30 giugno sono rinviati tutti gli adempimenti tributari, diversi dai versamenti e dalle ritenute alla fonte.
In scadenza il 31 marzo tutte le comunicazioni dei dati relativi al 730 precompilato.
Vietato per le aziende licenziare il personale per i prossimi due mesi sulla base del “giustificato motivo oggettivo”.