Nell’emergenza covid 19 i rifiuti ospedalieri diventano energia. Sono triplicati ed il solo modo di trattarli non prevede il loro riciclo. Scopriamo di più riguardo il loro trattamento.
Questa emergenza ha molte sfaccettature, una delle più interessanti riguarda il fatto che i rifiuti ospedalieri diventano energia. Questo genere di rifiuti composto per lo più da tamponi, presidi di protezione del personale è triplicato, diventando un vero e proprio rischio e possibile mezzo di contagio.
Il trattamento di questi rifiuti
Ora a parlare del problema è Lucia Leonessi, direttore generale di Confindustria Cisambiente, riferimento e rappresentante delle imprese del settore ecologia e igiene ambientale che impiega un esercito di oltre 90.000 operatori. Il sistema per il momento tiene e sembra in grado di smaltire questi rifiuti, anche se l’emergenza è pesante.
Molti sono gli associati ma Eco Eridania spa è il primo operatore europeo specializzato proprio nella gestione dei rifiuti sanitari. Questa è la sua attività prevalente, che vede come primo paese d’operatività proprio l’Italia. Secondo il presidente Andrea Giustini, siamo di fronte ad un esempio d’economia circolare. Invia un accorato ringraziamento:
“a tutti gli attori della gestione ambientale per la loro professionalità e abnegazione” è arrivato dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa secondo il quale “a loro deve andare la gratitudine di tutti i cittadini”.
In totale annualmente vengono prodotti dalle strutture sanitarie pubbliche o private 150-200mila tonnellate di rifiuti speciali. L’Eco Eridania ne processa 70-80mila e come confermato da Andrea Giustini ai microfoni di ANSA, la sua azienda ha 1.500 dipendenti e 800 camion e 23 sedi sul territorio nazionale. Gli operatori godono di alcune tutele veramente importanti, come rimborsi per le spese della baby sitter, un’assicurazione contro il rischio di contrare il Covid 19 stipulata con Generali.
Il presidente ha proseguito dicendo inoltre che questi rifiuti potenzialmente pericolosi, sono utilizzati come combustibile per i termovalorizzatori. Dalla loro distruzione, si ottiene energia elettrica eliminando una fonte di possibile contagio. I contenitori ancora utilizzabili vengono sanificati e poi restituiti alle strutture, altrimenti seguono lo stesso destino dei rifiuti sanitari.