Il Coronavirus ha mietuto vittime non solo tra la popolazione, ma anche tra i medici che hanno assistito i malati in corsia.
Anche se i casi di Coronavirus aumentano e – di conseguenza – è incrementato anche quello dei morti in Italia, i nuovi dati che stanno circolando nelle ultime ore, mostrano un enorme livello di contagio tra il personale medico del paese.
Almeno 2.629 operatori sanitari sono stati infettati dal Coronavirus dall’inizio dello scoppio dell’epidemia a febbraio, rappresentando l’8,3% del totale dei casi, secondo un rapporto pubblicato dal GIMBE.
“Abbiamo estratto questo numero dai dati forniti dal National Health Institute“, ha detto ad Al Jazeera il direttore del GIMBE Nino Cartabellotta, un esperto di sanità pubblica.
“I dati relativi al contagio tra medici, infermieri e professionisti della salute generale sono stati divulgati solo l’11 marzo”
“Da allora centinaia di nuovi casi sono stati registrati quotidianamente. Il personale medico in prima linea dovrebbe essere il primo ad essere protetto”.
Coronavirus: i medici e gli infermieri i più esposti
Cartabellotta ha affermato che il numero effettivo potrebbe essere più elevato perché gli operatori sanitari non sono sempre sottoposti a test e le misure di protezione negli ospedali sono inadeguate.
Molti che assistono i pazienti con Coronavirus usano ancora solo maschere chirurgiche senza filtri protettivi adeguati per proteggersi dal contagio.
La percentuale di operatori sanitari infetti in Italia è quasi il doppio del numero registrato in tutta l’epidemia in Cina, durante la quale sono morte oltre 3.200 persone.
Secondo i dati pubblicati su JAMA Network Open, un sito medico online del Journal of American Medical Association, il personale medico infetto in Cina rappresentava il 3,8% dei casi totali, con solo cinque decessi.
Oltre il 60% del personale medico infetto è stato registrato nello scoppio dell’epicentro, a Wuhan.
L’Italia è il paese più colpito dopo la Cina
Mercoledì scorso, l’Italia ha annunciato che nel corso delle precedenti 24 ore, il numero di morti è aumentato da 475 a 2.978, con un aumento del 19%, mentre i casi sono saliti a un totale di 35.713.
Bisogna sottolineare che non ci sono dati ufficiali sul numero di personale medico deceduto per COVID-19 in Italia, che ha messo a dura prova anche il sistema scolastico.
Il numero dei decessi tra il personale sanitario, infatti, è in continuo aggiornamento. In varie regioni Italia, in particolare la Lombardia, l’incidenza dei decessi è più elevata, poiché focolaio della pandemia.
La mancanza di attrezzature, risorse e personale ha accumulato pressioni sul sistema sanitario italiano.
L’Italia non produce maschere. Con la diffusione della pandemia, i paesi vicini che – al contraro – le producono sono stati riluttanti a esportare forniture di cui potrebbero aver bisogno presto.
Secondo le ultime notizie, la produzione sarà presto avviata nel nostro paese, al fine di proteggere il personale medico.
“Il problema in questo momento è la fornitura dei dispositivi di protezione“, ha dichiarato Cartabellotta.
“Il governo avrebbe dovuto pensarci un po’ di tempo fa. È logico che a seguito dell’esplosione globale della pandemia, i paesi che producono maschere e altri dispositivi di protezione li tengono per sé e fermino le loro esportazioni“.
E aggiunge: “Abbiamo già un numero limitato di medici e infermieri. In circostanze estreme, potremmo anche chiedere loro di continuare a lavorare anche se risultassero positivi al Coronavirus. Tuttavia, dovrebbero essere dotati di dispositivi di protezione per evitare di diffondere ulteriormente il virus“.
Un decreto di emergenza presentato dal governo lunedì ha stanziato 3,5 miliardi di euro per il sistema sanitario ormai al collasso.
“Stiamo importando personale medico dall’estero e stiamo gettando nella mischia nuovi giovani operatori sanitari senza licenze“, ha dichiarato Cartabellotta.
“Se non forniamo loro un’adeguata protezione, finirà come in una guerra in cui i soldati non muoiono mentre combattono sul campo di battaglia, ma a causa della mancanza di equipaggiamento. Più il personale medico è infetto, più debole è la capacità di risposta del sistema sanitario“.