Emergenza Coronavirus: l’allarme lanciato da Confindustria sulla situazione economica dell’Italia
Sulla recessione economica che sta interessando l’Italia ai tempi del Coronavirus è intervenuta Confindustria.
A tale proposito il Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ha sottolineato che l’Italia si trova in una vera e propria “economia di guerra”.
L’analisi di Confindustria stima una perdita mensile di 100 miliardi di euro.
La stima giunge subito dopo l’approvazione dell’ultimo Decreto da parte del Governo Conte che ha disposto la chiusura di tutte le fabbriche e di tutte le industrie che non producono beni essenziali.
“Dobbiamo occuparci e preoccuparci di come uscire da questa criticità per evitare che molte aziende, se non tutte, per crisi di liquidità potrebbero non riaprire più nel giro di poche settimane”,
è quanto sottolineato dal Presidente di Confindustria in un’intervista su Radio Capital.
Emergenza Coronavirus: molte aziende italiane potrebbero non riaprire
Con l’emergenza Coronavirus e con la decisione presa dal Governo Conte di bloccare le attività produttive che non producono beni essenziali a chiudere sarà il 70% del settore produttivo italiano.
Ciò corrisponde a 100 miliardi di euro al mese.
Il Presidente di Confindustria ha sottolineato le enormi difficoltà che molte imprese italiane potrebbero trovare dopo settimane di fatturato pari a zero.
Lo stop produttivo rischia di paralizzare il sistema economico italiano, pertanto, più sarà lungo lo stop, più l’impatto del coronavirus sarà determinante.
Emergenza Coronavirus: chiusura delle attività produttive fino al 3 aprile
La chiusura delle attività produttive di beni non essenziali vale da lunedì 23 marzo al 3 aprile, ma sono previste deroghe auspicate e richieste da Confindustria.
Pertanto, dal 23 marzo al 25 marzo è stato concesso alle aziende di adeguarsi alle nuove norme.
La lettera del Presidente Boccia è molto chiara ed evita l’Esecutivo a scegliere attentamente quali attività produttive bloccare e quali no.
C’è il rischio di stoppare alcune forniture che sono imprescindibili alle attività essenziali.
Si tratta di un vero e proprio giro d’affari che rischia seriamente di mettere in difficoltà il sistema produttivo nazionale.