Un tentato femminicidio avvenuto in casa a Milano durante la quarantena di una famiglia. Gli agghiaccianti particolari emersi.
Una famiglia in quarantena a Milano dove è più critica l’emergenza da coronavirus ha vissuto un terribile tentato femminicidio causato dalla convivenza forzata.
Tentato femminicidio a Milano durante la quarantena
Una famiglia in quarantena come in questo periodo di emergenza sanitaria da coronavirus ce ne sono tante.
Il marito, positivo al tampone, non poteva uscire per nessun motivo come riportano le indicazioni del Dpcm pena sanzioni molto dure.
Forse proprio la lunga convivenza forzata ha esasperato una situazione preesistente di litigi e violenze che è sfociata infine in un terribile femminicidio.
La vicenda risale al 23 marzo quando il 48enne dominicano ma residente in Italia ha accoltellato la moglie svariate volte tentando anche di tagliarle la gola.
Il tutto in presenza dei figli che hanno tentato di fermarlo.
La donna soccorsa dai sanitari è stata portata all’ospedale Niguarda ancora viva con prognosi di 40 giorni mentre il marito è stato medicato ed affidato ai carabinieri intervenuti come riporta ilmessaggero.
L’uomo sarà tenuto nel reparto dedicato ai detenuti nell’Ospedale San Paolo e solo dopo due tamponi negativi verrà trasferito a San Vittore.
Isolamento forzato e violenza domestica, le iniziative per contrastarlo
Come dichiarato anche dagli agenti che hanno scongiurato l’omicidio:
“L’aggressione è avvenuta al termine di una lite sorta a causa della prolungata permanenza tra le mura domestiche”
Infatti una delle tematiche legate alla quarantena da coronavirus riguarda proprio il rischio di un aumento delle violenze domestiche e dei femminicidi come dichiarato anche dall’ONU.
A tal proposito la ministra dell’Interno Lamorgese ha sottolineato che donne e chi è vittima di violenza domestica può utilizzare un’app specifica.
L’applicazione YouPol infatti inizialmente nata per raccogliere denunce di bullismo e droga oggi è stata ampliata anche alle denunce di violenze domestiche come riporta Il Fatto Quotidiano.
Dubravka Simonovic ha trattato l’argomento all’ONU affermando:
“Per fin troppe donne e bambini la casa può essere un luogo di paura e abuso”