Libia, missili su Tripoli: la vendetta di Haftar

Continuano i bombardamenti in Libia ad opera delle milizie di Haftar, colpiti negli attacchi vari edifici tra cui l’ospedale dedicato al Covid-19.

Si è vendicato con un nuovo bombardamento a pioggia su Tripoli il generale Haftar per aver perso due città costiere in favore del governo di Al-Serraji. Ecco gli aggiornamenti sugli attacchi in Libia.

Pioggia di missili in Libia

La situazione in Libia non accenna a migliorare con gli schieramenti del governo di unità di Al-Serraji e le milizie del generale Haftar contrapposte.

Quest’ultimo ha perso due delle città in suo possesso nelle vicinanze della costa di Tripoli, Sorman e Sabratha.

Le due città, poste a circa 60-70 chilometri da Tripoli strategiche perché vicine al confine con la Tunisia.
L’azione di Haftar si è dimostrata una vendetta contro tale perdita come ha denunciato anche l’Onu.

Nella giornata di ieri dunque una nuova calata di missili ha colpito Tripoli distruggendo edifici ma ferendo solo una persona.
Non è il primo degli attacchi di questi giorni in cui sono stati abbattuti edifici di importanza fondamentale al momento come ad esempio l’ospedale al-Khadra.

L struttura infatti, abbattuta il 6 aprile era dedicata alla cura dei pazienti affetti da Covid-19.
L’epidemia si comincia a diffondere infatti anche in Libia soprattutto nelle tre maggiori città: Tripoli, Misurata e Bengasi come riporta anche affaritaliani.

Continua l’emigrazione di profughi via mare e terra

A causa della grave e precaria situazione sul suolo Libico continuano le fughe dal territorio con conseguenti continui naufragi e tentativi di sbarchi di profughi e migranti.

Delle ultime ore è infatti la notizia di un naufragio tra Malta e la Libia di una di quattro imbarcazioni con a bordo numerose persone, come ha denunciato la Ong Sea Eye.

Un gommone con 101 migranti è sbarcato negli scorsi giorni a Pozzallo mentre altri 49 migranti salvati da un diverso naufragio sarebbero stati riportati nelle terribili carceri libiche circa un mese fa come riporta La Repubblica.
La denuncia in quel caso dell’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) non si è fatta attendere:

“Ricordiamo agli Stati che salvare vite umane deve rimanere la priorità numero uno e che rispondere a chiamate di soccorso in mare ed è una responsabilità legale e morale”.

Impostazioni privacy